La galleria MA-EC di Milano presenta la mostra personale dell’artista Marco Abrate, intitolata “Peek Behind The Curtain”, a cura di Chiara Canali e in programma fino al 12 ottobre 2024.
Classe 1996, Marco Abrate alias Rebor è già conosciuto nell’ambito della Street Art, ha ideato e concepito la mostra durante la residenza artistica presso lo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai.
La ricerca dell’artista parte dal presupposto fondamentale che la generazione dei millennials si caratterizza per un maggior utilizzo delle tecnologie digitali e per una estrema familiarità con i social media. Questa dimensione sta radicalmente cambiando il modo di vivere la realtà stessa, non solo la fruizione dell’arte e delle sue immagini, ma anche la percezione di sentimenti privati come l’amore.
Con il progetto “Peek Behind The Curtain” Marco Abrate vuole ribaltare il concetto odierno di esposizione.
La galleria non è più qualcosa di anonimo, ma viene trasformata in una vera e propria abitazione da vivere e percorrere. La condizione di finzione viene subito svelata nella prima sala dove una tenda teatrale funge da quinta scenica.
L’intera mostra è costruita sul registro del mistero, del segreto, del disvelamento: le quindici opere pittoriche, realizzate dall’artista, oltre ad essere state esposte sulle pareti, sono state celate all’interno di questo set architettonico e lo spettatore è chiamato a uscire dall’apatia del suo stato di fruitore passivo, per vivere in diretta un’esperienza partecipativa e immersiva.
Una caccia al tesoro, i quadri devono essere cercati e ritrovati dallo spettatore stesso, il quale deve aprire armadi, frugare nei cassetti, sdraiarsi sul futon per scoprire le opere d’arte che sono state disseminate nello spazio della galleria.
“Ogni mostra è un’architettura del tempo, dove l’idea si dissolve e si ricostruisce, stratificandosi tra passato e futuro. Dietro ogni dettaglio si nasconde una visione: trasformare ciò che si immagina in qualcosa di tangibile, esplorando la tensione tra realtà e finzione. È un processo di erosione e scoperta, dove il pensiero diventa materia e l’invisibile si rende visibile”, ci ha detto l’artista.
“Se, apparentemente, la mostra risulta essere un viaggio tangibile e da realizzare concretamente e in prima persona – racconta Chiara Canali – alla scoperta diretta delle opere dell’artista, in realtà racchiude una potente metafora concettuale su un tema che sta profondamente a cuore all’artista: l’Amore. Rebor si interroga sul significato dell’Amore nell’era del Web 3.0 e dei suoi tumultuosi cambiamenti tecnologici: oggi l’amore, secondo l’artista, non viene più vissuto nei suoi aspetti di mistero, segreto e tenerezza, ma le relazioni si riducono a tre elementi: immediatezza, velocità e visibilità. Per questo motivo il dispositivo scenico creato dall’artista per introdurre il visitatore al centro delle sue opere e delle sue tematiche si appella a tre caratteri diametralmente opposti: attesa, lentezza, segretezza”. Allora la caccia è aperta!