I gioielli di Mariagiovanna Micali: arte, magia e tradizione

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Mariagiovanna Micali è artista, scultrice e designer di gioielli molto particolari, che racchiudono la tradizione del Sud, la magia e il valore creativo della Natura: la vedremo domenica 25 giugno 2023 alle ore 18 in Fondazione Sangregorio in occasione della sua mostra MICRORGANISMI. Natura forme e colori per la rielaborazione del gioiello.

A partire dalle illustrazioni del biologo e naturalista Ernst Haeckel, che ha mostrato i microrganismi prima della fotografia, evidenziando come la natura sia l’artista supremo, Mariagiovanna Micali, ispirata dalla simmetria di questi elementi naturali, ha dato vita ad una personale ricerca dove creazioni polimateriche esplorano il sottile confine tra arte design e natura. Alcuni dei pezzi unici saranno indossati da modelle che sfileranno negli spazi della Fondazione Sangregorio (per gli abiti delle modelle si ringraziano Mango, Varese e Le Pi Vintage, Barasso).

Come dice Mariagiovanna Micali, «Non so quanto credere alle coincidenze, ma proprio a Messina, mia città natale, nel 1859 il biologo tedesco Ernst Haeckel condusse i suoi esperimenti sui microrganismi marini, studiando in particolare i radiolari, tra le prime forme di vita scheletriche, che grazie ad una combinazione unica di vento e marea vengono intrappolati a milioni nel vicolo cieco del porto. Haeckel, come si dice nel film Protheus a lui dedicato, si trovò di fronte a nuove e straordinarie forme che lo spinsero ad osservare non solo le accezioni esteriori, ma anche il loro contenuto interiore e credo che ciò traspaia dalle sue tavole, nelle quali ho avuto il piacere di rivedere molte sovrapposizioni con le mie opere. Questo mi ha pervaso di un senso di completezza e mi ha permesso di capire come da insegnamenti della mia famiglia, da scritti e disegni risalenti a due secoli fa e da microrganismi esistenti da circa 500 milioni di anni, si possa prendere sempre ispirazione per rielaborare ciò che abbiamo e per creare qualcosa di nuovo».

I gioielli di Mariagiovanna Micali sono come oggetti d’arte e oggetti totemici che si armonizzano con il carisma di chi li indossa: per questo sembrano avere un potere quasi magico, un po’ come quello emanato dalle sculture della collezione africana presente in Fondazione Sangregorio, che sono parte di un patrimonio culturale ancestrale e apparentemente “altro” dall’Occidente, realizzati non con l’intento tutto occidentale e moderno “dell’arte per l’arte” ma con finalità magico-religiose e che pure rientrano nel novero dell’opera d’arte. Anche la cultura africana sapeva trarre da elementi apparentemente non artistici del potenziale artistico, per un’arte talmente poco “altra” che influenzò alcuni grandi artisti occidentali e moderni, gli artisti-faro che dall’Africa vennero colpiti, attratti, influenzati e profondamente cambiati, come Picasso, Matisse, Man Ray, Calder, Haring, Basquiat, tra gli altri.  

Oggetti d’arte anche prodotti con elementi di natura, come del resto ha fatto Giancarlo Sangregorio, che usò spesso l’organico e l’inorganico, la pietra e il legno (sovente “territoriali”), oltre che elementi come il vetro, per realizzare le proprie opere.

Ernst Haeckel, Mariagiovanna Micali, Giancarlo Sangregorio, l’arte africana: è l’estetica della natura, in cui sembrano risuonare in noi le parole di Novalis: “La natura ha un istinto artistico – perciò sono chiacchere quando si pretende distinguere tra natura e arte”
(Novalis, Frammenti di estetica)”. Si pensi poi al rapporto tutt’altro che peregrino che le 100 illustrazioni che Ernst Haeckel raccolse nel volume Forme artistiche della natura,  incentrato sull’osservazione dei microrganismi marini, hanno con il design e la funzionalità, per una armonia “interdisciplinare” che tanto colpì gli artisti dell’Art Nouveau, impegnati nella ricerca di nuovi modelli da utilizzare nel nascente design industriale e in architettura.

Mariagiovanna, hai detto che per te il gioiello è un oggetto “totemico”: in che senso?

La mia formazione affonda le radici nella mia famiglia: mia mamma era sarta e mia nonna maestra di telaio. Sono cresciuta fra pizzi e in un ambiente creativamente fertile, che mi ha permesso poi di rielaborare un nuovo concetto di gioiello a partire dalla tradizione del pizzo chiacchierino da me rivisitato in chiave moderna, cioè non più come corredo ma come gioiello da indossare: ho ripreso una tecnica che si andava perdendo e l’ho “modernizzata” a partire dal suo senso arcaico. Il gioiello ha un senso magico,   è un oggetto che ti fa vedere altro, come le illustrazioni di Ernst Haeckel, nelle quali ho ritrovato quelle forme che in realtà erano già parte dei miei lavori, quindi è stata una scoperta straordinaria.

Hai anche detto che il gioiello è un oggetto parlante, lo è nel senso che è un habitat di chi lo indossa?

Sì, certo la connessione avviene fra il gioiello e chi lo sceglie, viene amato dal primo momento in cui nasce. La creazione di questo tipo di gioiello ha per me anche un valore “terapeutico”, si crea come una danza delle mani e mentre la mani danzano e il filo si annoda si creano delle simmetrie, o anche delle volute asimmetrie: il gioiello alla fine mantiene questa grande formazione primordiale, è come tenersi in contatto con qualcosa, una sensazione che si prova in un contesto dove invece  tutto si fa velocemente.

Con che materiale sono fatti tuoi gioielli? Come li realizzi?

Il primo passaggio è fatto con un filo, dal meno pregiato al filo di cotone, a seconda delle varie tipologie che voglio usare e alla forma e luminosità scelte. Realizzo la struttura, una struttura morbida che successivamente irrigidisco resinandola, poi cucio fisicamente (e qui ritorna il ricordo si mia nonna maestra di telaio) le pietre, diverse per forma, colore e lucentezza. Le uso come se fossero pennellate materiche sulla struttura  e la posiziono nei suoi varchi. Una volta deciso l’immagine che voglio realizzare, la vado a cucire fisicamente. All’inizio non pensavo che la mia fosse una ricerca artistica, facevo il chiacchierino ma senza una “visione”, poi ho capito che questa attività poteva diventare un elemento di ricerca artistica: da qui la decisione di usare queste strutture per ottenere delle stampe, cioè delle impronte del pizzo, che è un po’  come tirare fuori il corredo della mia famiglia, ma  il gioiello “apre” tante altre cose, una volta indossato ricorda le processioni che sono proprie della cultura popolare del Sud, la Sicilia da cui provengo. Sto realizzando delle stampe che domenica in Fondazione Sangregorio diventeranno un’installazione di 7 metri.

Con la seconda edizione di ARCHIVIFUTURI. Festival degli Archivi del Contemporaneo con capofila il Museo Maga di Gallarate e il sostegno di Fondazione Cariplo, dal 16 giugno al 16 luglio, si rinnova l’occasione unica per scoprire il patrimonio culturale del XX e XXI secolo in un territorio compreso tra l’alto milanese e la provincia di Varese, fino ai laghi e il confine svizzero: un’ampia area geografica eletta da importanti artisti contemporanei quale luogo privilegiato per la ricerca, la produzione artistica e caratterizzato dalla presenza di musei, fondazioni, case museo e archivi a loro dedicati. Con l’obiettivo strategico di consolidare e proiettare nel futuro la rete territoriale ARCHIVI DEL CONTEMPORANEO, questa edizione del Festival ha esteso la partecipazione a nuovi partner e ha introdotto spettacoli dal vivo nelle principali sedi della rete. Il ricco programma prevede inoltre inaugurazioni di mostre, attività formative e performative, aperture eccezionali degli archivi, con visite guidate curate dai responsabili, laboratori e attività per i ragazzi e per le famiglie che visiteranno i luoghi del Festival.