Giuliano Giuliani:”Nel Foro Romano, le mie opere sono il ricordo di un “intero” che fu”

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Nel cuore pulsante del Foro Romano trovano collocazione da qualche tempo sedici opere, di cui due “site specific” realizzate dallo scultore ascolano Giuliano Giuliani. L’artista è stato scelto proprio perché è un abile scultore del travertino, il marmo, principe dei materiali edili, con il quale sono stati costruiti gli edifici più imponenti della Roma Antica: dall’Arco di Augusto al Colosseo. Entrando proprio nel Parco Archeologico del Colosseo si possono ammirare, perfettamente inserite nell’ambientazione, queste sculture morbide e leggerissime, frutto del grande amore di Giuliani per la materia.

 Tutto nasce dalla cava di famiglia che si trova sulle colline ascolane. Qual è stato il richiamo all’arte piuttosto che all’essere imprenditore del marmo come lo fu suo padre?

 È insito dentro di noi l’impulso a non tradire la propria natura. Io ho provato a lavorare con mio fratello e dei cugini mettendo in piedi un’impresa commerciale ma l’attrazione verso l’arte è stata così forte da riuscire a portarmi via da ciò che stavo facendo nonostante l’attività andasse benissimo. Ho cominciato ad insegnare scultura plastica all’Università di Urbino. Io ho studiato all’Accademia ma da giovane ancora non avevo capito cosa avrei voluto fare. Certo sono stato fortunato a poter seguire la mia anima poetica non dovendo assolvere una qualsiasi necessità in più.

 Le sue sculture sembrano più modellate che scolpite, dando un grande senso di morbidezza. Che tipo di artista è Giuliano Giuliani?

L’essenza scultorea sembra non appartenere alle mie opere invece è il risultato di una sottrazione. Si parte dal blocco di travertino e si scava fino al raggiungimento della consistenza desiderata. In effetti la maggior parte delle mie sculture sembrano delle lastre sottilissime, come una sorta di “pelle della forma”.

 Le sue opere nascono per essere esposte e consacrate al mercato dell’arte o solo per una necessità dell’autore?

 Sinceramente io mi sono sempre preoccupato del “perché “ realizzo le mie opere, piuttosto che per la loro essenza. A volte mi domando io stesso perché ho scelto di fare questo percorso e la risposta è che probabilmente  mi consente di stare più con me stesso e con la mia sensibilità. Il mondo esterno, quello caotico, è un mondo che ti fa soffrire. Stando con me stesso e con la mia natura abbino la spiritualità alla bellezza per poter sopravvivere.

 Che attinenza c’è tra le sue sculture e il Foro Romano dove sono esposte?

 Credo sia tratti di una attinenza elettiva. Io stesso avevo qualche dubbio visto che raramente avevo esposto le mie opere all’esterno. Tuttavia essendo le mie sculture il risultato di una sottrazione, una sorta di scarti, di reperti mi sono convinto che ben si inserivano nel contesto del Foro Romano come se fossero dei resti anch’essi: sono insomma il ricordo di un “intero” che fu. Le forme e i concetti comunque restano attuali e contemporanei.

 C’è un altro luogo particolare dove vorrebbe vederle esposte?

 Francamente non ne ho idea. Più bella dell’attuale location non credo ce ne sia un’altra. Questa esperienza è stata molto faticosa ma altrettanto gratificante. È stata una sfida che ha avuto risvolti decisamente positivi. Adesso posso dire a me stesso che le mie opere possono essere esposte in qualunque luogo. Prima non ne ero convinto.