In occasione del 10 febbraio Giornata del Ricordo, su Rai 3, questa sera alle 21.20, andrà in onda Red Land, Rosso Istria. L’opera prima del regista italoargentino Maximiliano Hernando Bruno (del 2018) rende omaggio alla storia della studentessa istriana Norma Cossetto, uccisa dai partigiani jugoslavi nell’ottobre 1943, all’età di 23 anni. Il film fotografa una tragica pagina della storia italiana. Istria e Dalmazia, tra il 1943 e il 1947, divennero teatro di stragi, di vite risucchiate dalle foibe, le cavità carsiche di cui è costellato il territorio della Venezia Giulia, luogo da cui partirono in migliaia temendo per la propria sopravvivenza.
Dopo l’arresto di Mussolini il 25 luglio, il maresciallo Badoglio, capo del governo italiano, chiede e ottiene l’armistizio da parte degli anglo–americani e fugge da Roma, lasciando l’Italia allo sbando. L’esercito non sa più chi è il nemico e chi l’alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a se stessi nei teatri di guerra, ma anche, e soprattutto, per le popolazioni civili istriane, fiumane, giuliane e dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. In questo drammatico contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all’università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini, avendo la sola colpa di essere italiana e figlia di un dirigente locale del partito fascista. A Norma venne conferita la Medaglia d’Oro al valor civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Una targa in suo ricordo è presente all’interno del Palazzo Bò dell’università di Padova.
Nel cast: Selene Gandini, Franco Nero e Geraldine Chaplin. Una regia raffinata quella di Bruno; fotografia e musica efficaci e il montaggio affidato al candidato all’Oscar Marco Spoletini (Dogman). Il film si apre e si chiude con le mani di Norma legate ai polsi dal filo di ferro, protese verso il lontano lembo di cielo che dal fondo della Foiba riesce ancora a vedere. Il giovane regista tenta di abbattere i cliché evitando facili speculazioni su un periodo storico cupo del nostro Paese.
Bruno sottolinea la secolare convivenza pacifica tra italiani e croati fino a prima del conflitto, l’insofferenza della popolazione slava per l’italianizzazione forzata da parte del fascismo (vietata anche la Messa in croato), lo spaesamento dei giovani militari dopo l’8. Nella ricostruzione si avvale di documenti storici e scritti privati. La sceneggiatura, infatti, è liberamente ispirata ad un “diario” del cugino di Norma Cossetto, Giuseppe (1920-2017) scritto su suggerimento di sua figlia l’anno prima di morire quando aveva ormai 96 anni.