Al MaGa di Gallarate tutto quello che avreste voluto vedere di Andy Warhol

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museomaga.it, Andy Warhol, Fifteeen Minutes, 1976,

Tutto quello che avreste voluto sapere su….Anzi no: “Se volete sapere tutto su Andy Warhol basta che guardiate la superficie: quella dei miei quadri, dei miei film e la mia. Lì sono io. Non c’è niente dietro”. E se lo dice lui.

Al MAGA – Museo Arte Gallarate una mostra che per essere realizzata ha richiesto due anni: giornalisticamente potremmo chiamarla “Tutto Andy” e magari aggiungere la suspence con un “…e di più”, ma gli addetti ai lavori l’hanno chiamata “Andy Warhol Seral Identity” (dal 22 gennaio al 18 giugno 2023) e va bene così.

emanuele_beluffi

C’è tutto l’Andy che ti aspetti e anche quello che non ti aspetti: dice le serigrafie (Mao, Marylin, Lenin, Beuys e il Vesuvio dei bei tempi di Lucio Amelio e poi i ritratti delle star, le zuppe Campbell e Liza Minnelli), ma anche la produzione video con la ripresa di 8 ore dell’Empire State Building (“Empire”), la sequenza di baci del video “Kiss” e la video installazione di Ronald Nameth della performance Warhol/Velvet Underground e Nico “Exploding plastic inevitable”.

Non solo. C’è anche l’Andy editoriale, con le copie di Interview e l’edizione originale di “The Philosophy of Andy Warhol (From A to B Back Again)”.

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E naturalmente la musica, dai Velvet agli Stones.

E non finisce qui, perché se Andy è stato con ogni probabilità il primo a intuire le magnifiche sorti e progressive del binomio arte contemporanea/comunicazione e sicuramente il primo a intuire le massive potenzialità di un selfie, allora non poteva mancare una bella cabina fototessera installata ex post dentro al Maga: a 55 anni dalla fatidica frase Ognuno avrà il suo quarto d’ora di celebrità” sabato 21 gennaio 2023 davanti alla cabina fototessera c’era una coda lunga così di gente.

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La mostra, a cura di Emma Zanella e Maurizio Vanni (con un’appendice espositiva al terminal di Malpensa), presenta 200 opere provenienti da collezioni private ed enti istituzionali come The Andy Warhol Museum di Pittsburgh e archivio Ronald Nameth e sembra voler abbracciare tutto quello che avreste voluto vedere di Andy e non avete mai osato chiedere, perché oltre alla gran messe succitata ci sono anche i disegni e i primi bozzetti pubblicitari.

C’è tutto il tempo di Andy in questa mostra, dagli anni 50 alla metà dei formidabili 80, fra amore e morte perché come disse la critica Lea Vergine la pop art è drammatica: e infatti alla mostra al Maga non potevano mancare la serie dei “Death & Disaster”, “Electric Chair” e ci pare di aver visto anche Valerie Solanas, la femminista che stava per ammazzarlo.

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Pensare che Andy morì per i postumi di un intervento alla cistifellea, nel 1987: l’anno dopo morì Basquiat e nel 90 Haring, un sottile filo pop univa i tre da quando Basquiat si presentò in quel bar mostrando i suoi disegni su un tovagliolo secondo la vulgata romanzata ma vera di Schnabel.