Flavio Furno:”L’esempio di Dalla Chiesa è una carezza per le giovani generazioni”

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“Il nostro Generale”  la nuova serie tv di Rai 1 in cui si racconta la storia del Nucleo Speciale antiterrorismo, voluto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, per fermare le Brigate Rosse, vede vestire i panni del noto uomo di Stato da Sergio Castellitto insieme ad un cast  stellare. Noi di Giornale off abbiamo intervistato l’attore Flavio Furno, volto del piccolo e grande schermo, che nella fiction interpreta Gian Paolo Sechi che ha preso parte alla prima fase del Nucleo antiterrorismo; il primo ufficiale del generale, l’uomo che gli è sempre stato al fianco nei momenti difficili.

 Ci racconti il tuo personaggio il Capitano Gian Paolo Sechi primo ufficiale del generale Dalla Chiesa?

Sechi era capitano a Torino già da prima che Dalla Chiesa venisse mandato in quella caserma. È stato il suo uomo fidato, colui che ha capito e suggerito al generale che qualcosa nell’aria stava cambiando e che era necessario approfondire. Quando è stato fondato il primo nucleo speciale antiterrorismo si occupò di selezionare personalmente i giovani sotto ufficiali dalle varie scuole in tutta Italia. Una bella responsabilità dato il sacrificio che avrebbe richiesto per questi giovani uomini entrare a far parte del Nucleo. Con Lucio Pellegrini (che non ringrazierò mai abbastanza) ci siamo detti che non sarebbe stato necessario occuparci della somiglianza né fisica né linguistica; ma di trattare il personaggio come fosse preso dalle pagine di un romanzo. In genere mi affidano ruoli più energici, liberi. È stato molto interessante per me poter sperimentare un ruolo così fermo e misurato. 

Come è stato lavorare a fianco di Sergio Castellitto? 

I primi giorni eravamo in soggezione. Abbiamo aspettato che lui avesse il tempo di fidarsi di noi come attori e, come esseri umani. A quel punto è stato tutto molto semplice. Ha un carisma naturale, un’autorevolezza innata ma è anche estremamente umano. Sentivamo tutti la responsabilità di raccontare una storia importante e tragica, ma sul set, come reazione, avevamo la necessità di alleggerire. C’è stato infatti un clima di lavoro molto piacevole e divertente durante le riprese.

Che emozione hai provato ad incontrare i ragazzi del Nucleo Speciale dell’antiterrorismo?

Sono uomini di settanta, ottanta anni, lucidissimi ed eternamente ragazzi. Raccontano quegli anni con una luce negli occhi incredibile, come se fosse accaduto ieri. Abbiamo letto nei loro sguardi l’impatto che questa storia ha avuto nelle loro vite. Alla nostra domanda: “C’è mai stato un momento in cui avete pensato che fosse troppo?” Hanno risposto all’unisono: “No”. Ed io credo che questo vada oltre il senso dello stato o il dovere verso le istituzioni; credo sia legato alla figura del Generale Dalla Chiesa che faceva da collante per tutti, si sentivano protetti, accolti da lui ed onorati dalla sua fiducia. E questo ha permesso loro di sopportare i sacrifici ed i rischi (enormi in quegli anni).

Come è stato dichiarato in conferenza stampa, nei libri di storia non viene raccontata la storia del Generale dalla Chiesa. Con questa serie, quale è il messaggio che Rai Fiction vuole trasmettere alle nuove generazioni?

Che non possiamo dare niente per scontato. Basta guardare quello che succede nel resto del mondo anche oggi. Diritti che sembrano acquisiti, eterni, intoccabili, vengono improvvisamente rovesciati. La democrazia è un atto di costruzione continuo e va sempre difeso. L’esempio di grandi uomini come Dalla Chiesa può essere solo una carezza per le nuove generazioni. 

Flavio, che personaggio interpreti nell’ultimo progetto diretto da Nanni Moretti, “Il sole dell’avvenire”, che uscirà prossimamente?

Non posso dire niente di niente. Solo che ho avuto la fortuna di incontrare uno dei miei miti assoluti. Un regista che ha cambiato le regole del cinema italiano. Un cast enorme. Una grande emozione per me.