Vincenzo Pinto, quel surrealismo pittorico un po’ Cabaret Voltaire

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Vincenzo Pinto, quel surrealismo pittorico un po' Cabaret Voltaire
Vincenzo Pinto - E fermammo il tempo..., acrilico su tela, cm 50x70

Vincenzo Pinto (Torre del Greco, Napoli, 1975) rientra a buon diritto nella schiera che potremmo definire dei pittori surrealisti del Terzo Millennio.

Conosce, in occasione di una mostra al Museo Europeo di Arte Moderna (MEAM) di Barcellona, Josè Van Roy Dalì, figlio di Salvador Dalì, ma le ascendenze con il massimo rappresentante del Surrealismo (che in realtà venne “buttato fuori” da Breton & C. per…indegnità politica) sconfinano dalla penisola iberica e arrivano in Cile: è infatti impossibile non scorgere, nella pittura di Vincenzo Pinto, anche solide reminiscenze con quel grande pittore surrealista che è stato Roberto Matta.

C’è tutta la dimensione del sogno nel lavoro artistico di Pinto: l’opera intitolata E fermammo il tempo è un frammento onirico, la visione di un sogno bloccata da riferimenti che spaziano dall’inconscio cinematografico di Federico Fellini alle esperienze performative di un “dadaismo sgretolato”, un Cabaret Voltaire che ha conquistato la dimensione dello spazio: l’opera raffigura un’unione che non c’è più, almeno non nella dimensione della veglia terrestre e la proietta nell’abisso dell’inconscio, dove la terra e il cielo molto…”psichedelici” si incontrano in una sorta di unione pittorico/mistica.