Un enorme coltello conficcato nel pavimento e immerso in una pozza di sangue accoglie il visitatore che, anziché al mare, preferisce andare a Torino al Museo Nazionale del Cinema per visitare la prima retrospettiva dedicata a Dario Argento: DARIO ARGENTO – THE EXHIBIT è la mostra a cura di Direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano e dal critico Marcello Garofalo che si snoda sui due piani del gigantesco spazio espositivo, sfruttando la rampa che porta alla cima della Mole Antonelliana, fra oggetti di scena, manifesti e locandine originali, bozzetti scenografici, creature meccaniche, fotografie inedite e molto altro, di proprietà del regista, del Museo Nazionale, ma anche provenienti dall’Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale e da svariate collezioni private, fra cui quelle di Sergio Stivaletti, effettista di molti film di Argento da Phenomena in poi, Luigi Cozzi, stretto collaboratore di Argento fin dagli esordi e Carlo Rambaldi, uno dei più importanti artisti degli effetti speciali a livello mondiale.
Vedrete allora esposta in una teca il perturbante per antonomasia, cioè la testa dell’automa (di Carlo Rambaldi) di Profondo Rosso e il mostro bambino (Sergio Stivaletti), ma anche la sceneggiatura originale di Profondo Rosso (il titolo provvisorio doveva essere CHIPSIOMEGA meno male che l’han cambiato) e di Trauma. E poi i vestiti di scena di Opera, il semovente steampunk di Il fantasma dell’opera, il famoso romanzo che dà il titolo a Tenebre e il grimorio di Mater Tenebrarum, insieme alla sceneggiatura di Suspiria con le note autografe di Argento e una ricca collezione di libri e dischi.
La mostra a livello espositivo non brilla di fantasia ma va benissimo così: segue un percorso cronologico attraverso tutta la produzione di Dario Argento, dagli esordi (L’uccello dalle piume di cristallo) a oggi (Occhiali neri). Impreziosisce la mostra il catalogo edito da Silvana.
Consiglio per gli acquisti: impossibile non andare poi a Pinerolo per la potente mostra dedicata a Enrico Colombotto Rosso, che inizialmente doveva collaborare con la produzione di Profondo Rosso e che i più piccoli tra noi hanno conosciuto per la celeberrima scena topica del film che inquadra, non i suoi quadri, ma delle repliche. Ne parliamo qui.