Brucia, sui nostri ombrelloni, quella FFP2 insieme alla grande arte

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La grande arte è profezia, sempre. La grande profezia è odiata e resta inascoltata, sempre.

Se l’uomo non brucia di delicatezza – nell’intelligenza, nel cuore, nel volere, nel fare –, eccoli, tra le pagine delle news, gli incendi che lo strappano dal cinismo. Da giorni gli ombrelloni delle spiagge tra il Friuli e il primo Veneto sono aperti sul fumo. Galleggia nel vento e un po’ si spinge verso le pianure, un po’ torna ad appoggiarsi sopra il mare, sugli occhialini di plastica antirughe delle signore, sui centri estivi di bambini e ragazzi, sulle pizze nei cartoni mangiate chiacchierando dopo il tramonto, sulle canne di qualche ventenne, sullo spregiudicato macinare chilometri del turismo internazionale, sui neonati che dormono dentro un asciugamano con un ruscelletto di latte che cola dall’angolo della bocca.

Non è petrolio: è solo fumo. Si sopravvive. Ce la possiamo fare comunque, si dice, e si tira fuori di nuovo il rimedio assoluto, le FFP2. O, meglio ancora, il bando: tutti a casa, a guardare da dietro le finestre il roteare delle polveri sottili.

È il paesaggio che diventa lo specchio di un uomo fragile e presuntuoso, ottuso e avido, collezionista di status symbol e incapace di ogni commossa meraviglia. È straordinaria l’occasione che ci è data di fare antropologia attraverso il paesaggio. Troppo rivelatori questi incendi: l’evidenza socio-politica del fatto che, se non si pensa a una rosa, non si può avere la voglia di non bruciarla.

Né verde, né giallo, né azzurro. Finita la vampa dei colori coraggiosi. Ossigeno quanto basta a mantenerci in un’impercettibile narcosi, in una condizione di vigilanza moderata, senza l’esuberanza di ideali, senza abilitazione all’uso di un aggettivo eroico: ‘grande’. Non c’è proprio niente di grande, dice il fumo stancamente appoggiato fuori dalle nostre porte, sulle nostre strade, sulle nostre autostrade – e lo zaino sulle spalle e i duemila metri per scollinare oltre il grigio sono una sfacchinata insopportabile (o una cantilena autocompiaciuta). Fumo nel fumo, galleggia la polvere dei nostri pensieri, la polvere dei nostri ricordi, il pulviscolo fitto fitto dei nostri sogni. Ovviamente meglio non toccare questioni coloratissime, ossigenatissime, come l’amare e il volere.

La grande arte e la grande profezia lo avevano detto, nelle pagine di un romanzo di Antonio Moresco, il più traslucido dei suoi scritti, Gli incendiati. Guai se l’uomo smette di bruciare.