Memoria e comunità nella pittura “sospesa” di Gandossi

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Gli scorci dell’artista veneziano esaltano le cose semplici e una convivialità dimenticata

Quella di Gandossi è una pittura della memoria, nella quale protagonisti sono frammenti di vita. Tra questi elementi essenziali del ricordo collettivo c’è la storia, cioè l’idea di un passato comune che porta alla riscoperta dello spirito collettivo. La storia è il racconto autobiografico di un territorio, una forma di auto-rappresentazione rivolta, soprattutto, alla comunità che lo costituisce. Eppure, senza memoria questo passato rimarrebbe dimenticato. Gandossi. di questa memoria, fa pittura dando nuova vita ai richiami letterari, ai personaggi dei fumetti e alle icone pubblicitarie. Il pittore offre un’interpretazione personale del linguaggio figurativo, fornendo una rappresentazione quantomai attenta del soggetto prescelto, senza però mai scadere in una riproduzione pedissequa della realtà. 
Tutte le sue opere, infatti, restituiscono immagini sospese e silenti, sempre pervase da un’aura metafisica, che in certi casi perviene a risultati assai prossimi alla pittura simbolista. 
Questo effetto è accentuato dalla scelta di utilizzare colori essenzialmente caldi stesi attraverso materici passaggi che dimostrano tutta la competenza tecnica dell’artista. 
Ma ancor più significativi all’interno di questa poetica sono gli sfondi neutri che accompagnano le opere, in quanto annullano ogni riferimento a qualsiasi contesto reale, collocando quindi il soggetto in una dimensione sospesa fuori del tempo.
Gli scorci dipinti da Gandossi a volte parlano di un tempo appena trascorso. Sono scene che ci riportano alla sonnolenta atmosfera di un angolo cittadino, quando il nostro sguardo viene carpito dall’accumulazione casuale di oggetti presenti nella vetrina di un rigattiere.
L’artista lavora con un tratto deciso, curando i dettagli, alternando alla nitidezza e ai colori brillanti dei particolari, le tinte più tenui che danno corpo alle facciate degli edifici e agli oggetti in primo piano. In questi lavori Gandossi esalta la poesia delle cose semplici, il piacere di una convivialità dimenticata o comunque superata dalla frenesia del nostro presente, ritrovando una dimensione più serena e autentica, che appartiene alla sua interiorità.

Gandossi è nato a Dolo, nella Villa delle Perle, nel 1949. Ha vissuto in diverse città italiane, da nord a sud, fino ad approdare a Roma nel 1969 dove ha compiuto gli studi universitari presso la Facoltà di Architettura. Ha sempre avuto una particolare attitudine per l’Arte in generale e per il disegno in particolare; Ha avuto modo di girare in tutta Europa visitando i Musei più prestigiosi, venendo a contatto con capolavori di ogni genere. In campo lavorativo ha realizzato progetti di arredamento, allestimenti di stand fieristici e negozi. Nel 1988 ha iniziato “ufficialmente” a dipingere, a olio, e da allora quella che è iniziata come curiosità è diventata un’altra professione. Il suo “genere” di pittura è “tutti i generi”. Non è mai stato vincolato, a mode e modelli. Curioso per natura e gli piace sperimentare utilizzando tutti i colori possibili , materiali diversi e tecniche di qualsiasi tipo. In quanto all’ispirazione, i soggetti dei suoi quadri “vengono fuori” casualmente leggendo, guardando, ascoltando. Ogni quadro è un’ opera unica, sempre diversa nel contenuto, ognuno con una storia diversa che evidenzia con il titolo e, a volte, con riferimenti esterni come citazioni di frasi, poesie, testi musicali. Altra caratteristica che cerca sempre di inserire è il gioco di parole, i doppi sensi e poi l’ironia, mai offensiva, sempre divertente. 

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