Acropoli di Velia: i resti del più antico tempio dedicato ad Athena

0
in ph. Elmo Negau

Le mura, i resti di un tempio di forma rettangolare risalente al VI secolo avanti Cristo con ceramiche dipinte e un cumulo di armi e due elmi sono venuti alla luce sull’acropoli di Velia durante gli scavi nel Parco archeologico di Paestum-Velia. Uno dei due elmi, di fattura etrusca, fu presumibilmente strappato ai nemici nella battaglia di Alalia, in Corsica, che vide i Focei -in fuga dalla Ionia, sulle coste dell’attuale Turchia, per sfuggire alla pressione militare persiana-  attaccati da navi cartaginesi ed etrusche. Il ritrovamento, ha commentato il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, “che accende nuova luce sulla storia della potente colonia greca”.                                   

Gli scavi, in corso dal luglio 2021 sull’acropoli dell’ antica Hyele (Velia) si è parlato tre mesi fa nel corso della Bmta di Paestum. Fondata intorno al 540 a.C. dai Focei, abili e potenti mercanti,  gli scavi hanno riportato alla luce sotto al tempio già conosciuto e che si credeva realizzato in epoca ellenistica (300 a.C) le basi di un altro tempio molto più antico, di forma rettangolare e di notevoli dimensioni (18 metri di lunghezza per 7 di larghezza) con una pavimentazione in terra battuta. Le sorprese più grandi sono arrivate proprio dall’interno di questa struttura arcaica, che i Focei avrebbero costruito e dedicato alla loro divinità, Athena, non appena presero possesso del promontorio, oggi identificato tra Punta Licosa e Palinuro nel basso Cilento; un territorio sul quale sorse quella che diventò una delle colonie più importanti della Magna Grecia, patria del filosofo Parmenide che qui, oggi nel Comune di Ascea, fondò la sua scuola portata avanti poi dall’allievo Zenone. Dai lavori che stanno riportando alla luce il piano pavimentale del tempio arcaico sono emersi elementi architettonici in argilla cotta, ovvero frammenti di decorazione del tempio realizzate da maestranze provenienti dalla prima colonia calcidese in Italia, Cuma, alcune tegole della copertura, vasi e ceramiche dipinte tutte contrassegnate con la sigla “Ire” (“Sacro”) che ne attesta la dedica alla divinità e un cumulo di armi anch’esse evidentemente consacrate. “La sorpresa più emozionante è proprio qui, perché uno degli elmi appena recuperati è di chiara provenienza etrusca”, racconta Osanna che dopo il passaggio di Gabriel Zuchtriegel a Pompei e in attesa dell’insediamento dell’archeologa e docente presso l’università di Nottingham, Tiziana D’Angelo, ha avocato a sé la direzione del Parco archeologico di Paestum-Velia. L’epoca di fondazione di questo tempio (tra il 540 ed il 530 a.C) che lo colloca in una data subito a ridosso con lo scontro che costrinse i Focei ad abbandonare Alalia, insieme alla chiara provenienza di almeno una parte delle armi ritrovate, sottolinea l’archeologo, rende plausibile l’ipotesi che si tratti proprio delle spoglie di quella storica battaglia, uno dei combattimenti che come fu poi per la battaglia navale di Cuma del 474 a.C cambiarono gli equilibri di forza nel Mediterraneo.