Davide Tedeschini (Roma, 1974) è un operatore culturale multidisciplinare: artista, scrittore, curatore di mostre. Il suo ultimo libro si intitola Pensieri ricorrenti: dall’arte classica a quella contemporanea, una sorta di diario/dialogo in cui mette in luce la necessità di rivedere il senso della pratica espositiva, allargandola oltre lo spettro dell’economia e del turismo fino ad arrivare a una funzione educativa, con l’obiettivo finale di dar forma e sostanza a una vera e propria cultura di fondazione identitaria, specificatamente italiana/europea.
Ma Tedeschini lo abbiamo visto all’opera recentemente anche in occasione di Venice StArt 2021 organizzata da Artevents del gallerista Mario Mazzoleni in collaborazione con Arianna Forni, che ha coordinato la parte organizzativa ed artistica, all’Arterminal in affaccio sul Canale della Giudecca nella Riva delle Zattere in un tour de force con altri 100 artisti e 600 opere inaugurato a settembre e che si è concluso proprio in questi giorni: una specie di Manifesta, cioè di rassegna itinerante, che a partire da questa edizione ha ambizione di diventare punto di riferimento degli appassionati e degli operatori dell’arte contemporanea, proprio in quella Venezia da sempre sinonimo di Biennale Internazionale d’arte (e non solo).
Qui Tedeschini ha realizzato una performance realizzando dal vivo un’opera di grandi dimensioni, un quadro caratterizzato da viraggi cromatici dal bianco al nero al color terra e dal titolo Diario: la superficie in via di apparizione durante la performance diventa una sperimentazione calligrafica, una pagina scritta, finanche uno scarabocchio alla Dubuffet. Inutile interrogarsi se sia astratto o figurativo, questa è una dicotomia che già l’Informale voleva superata. Come scrive la storica dell’arte Emanuela Muccigrosso, “Tanto è forte l’impatto estetico che ad una lettura immediata potremmo dare una definizione di ‘brutale’, che evoca le esperienze recenti tipiche dell’Art Brut […ma] ad essere onesti, questa pittura non si può comprendere con il semplice accostamento o con la scoperta di riferimenti della pittura o dell’arte ormai storicizzata ma più semplicemente, è qualcosa che trova al momento una sua originalità intrinseca”.