Di avere l’X Factor, forse, lo sapeva già. La conferma è arrivata di fronte al bancone dei giudici del talent targato Sky, quando Mika lo ha selezionato per il team degli “Over”. E lui, Michelangelo Mercuri in arte N.a.i.p. (acronimo di Nessun artista in particolare), quella finale la porta nel cuore e ringrazia tuttora per la visibilità mediatica che gli è stata regalata. La musica è di tutti, riletta attraverso una chiave non convenzionale e lontana dagli stereotipi radical chic rivolti ad un pubblico di pochi eletti. La sua città d’origine Lamezia Terme e la Calabria, dove ritornerà ad esibirsi dal vivo mercoledì 14 luglio alle 21 in occasione della rassegna Restartlivefest, organizzata al Rendano Arena di Cosenza dalla società L’Altro Teatro, lo emozionano ancora. Anche se ormai vive tutto il bello che c’è al Nord, abitando a Bologna. Un progetto discografico in cantiere, il desiderio di giocare a calcio da adolescente e i suoi riferimenti cantautorali. Sanremo 2022? «Chissà, magari il prossimo anno non suonerò più», racconta ironico mentre svela come si può tramutare la passione in una professione grazie alla determinazione. «Sono una persona affamata di palco, che è mancato tanto a tutti, artisti e spettatori. Ho avuto il privilegio di averne uno quando nessuno ce l’aveva, durante X Factor, e non lo dimenticherò. Appena finito il programma ho sofferto molto di non poter andare in tournée, mi vedevo su un trampolino, pronto a tuffarmi, ma con una piscina vuota davanti. Oggi si sta riempiendo, ed io dal trampolino non sono mai sceso, anzi, è da mesi che spero nel tuffo», spiega. Nessun tour in particolare sarà uno show variopinto ed esplosivo, tra istinto ed energia allo stato puro. Uno spettacolo che fa tesoro dell’errore e si lascia travolgere, in maniera intima e genuina, dall’imprevedibilità.
Un lametino domiciliato a Bologna. Benvenuti al Nord?
«Piuttosto un benvenuto in Italia, sotto alcuni punti di vista. Conosciamo le differenze e le dinamiche, ma ho imparato a godermele».
Sarà protagonista della kermesse cosentina Restartlivefest. Che effetto le fa tornare ad esibirsi dal vivo?
«È entusiasmante, rigenerante. Perché penso che per tutti i musicisti il palcoscenico e la dimensione live siano le cose più intense, fondamentali in seguito al mutismo forzato e all’immobilità. Si riscopre la centralità delle emozioni che, finalmente, si uniscono».
E riapprodare nella sua Calabria?
«Vuol dire prepararsi spiritualmente ad un pranzo abbondante di mia madre».
Quando ha capito di avere l’X Factor?
«In realtà, ho sempre percepito un’esigenza comunicativa e la voglia di esprimermi. O sei un folle oppure cerchi di trasformarle in un lavoro, che è quello che sto tentando di fare. Parafrasando Fabrizio De André, che cita Benedetto Croce, fino ai 18 anni scrivono i pazzi, poi continuano a farlo i poeti e i cretini».
Il nome d’arte chi glielo ha suggerito?
«Un banco di scuola sul quale scarabocchiavo queste parole. Dopo diverse esperienze intermedie sono diventate il mio nome, che mi fa stare bene poiché è una definizione-non definizione».
Dispiaciuto di non aver vinto?
«Sembrerà banale, ma arrivare in finale è stata già una grandissima soddisfazione. Ho avuto un’esposizione mediatica che non avrei immaginato. E lì, nel corso della serata, vincere o no lasciava il tempo che trovava. Dà l’idea della frase di una sconfitta, però ne sono convinto e felice di aver imparato tantissimo, proseguendo sulla mia strada verso il mestiere che amo».
Scelto da Mika per il team “Over”. Con le squadre di calcio invece…
«Mi piaceva giocare a pallone sino all’età di 15-16 anni e, come tutti i ragazzini italiani, divertendomi avevo un sogno nel cassetto. Tuttavia, in adolescenza emergono altre passioni, che si prova a coltivare. E ciò che è un hobby si confina ad un contesto puramente riservato. Quindi, così è stato».
Impossibile etichettarla in un genere, quali sono i suoi punti di riferimento musicali?
«Ultimamente, a livello internazionale, apprezzo parecchio Tyler, The Creator: un rapper, stilista, artista completo che ha vinto il Grammy Award con il suo album. Possiede una forma di espressione potentissima e libera in cui mi rispecchio. Per quanto riguarda il panorama italiano, sono affezionato al cantautore Iosonouncane, che seguo sin dagli esordi della sua carriera».
Attualmente a che tipo di progetti si sta dedicando?
«Ho iniziato a buttare giù le bozze di alcuni brani nuovi, che andranno a comporre la struttura di un futuro disco. Sono abbastanza concentrato sul tour, lentamente scrivo qualcosa ma non ho in mente il titolo del progetto, quello viene di solito alla fine. Se ne riparlerà fra tre o quattro anni! (ride, ndr)».
Sì a Sanremo o si sente troppo poco pop?
«Credo che il Festival e l’industria musicale in generale stiano subendo un’importante riedificazione. Lo si può vedere dai partecipanti che sono apparsi di recente. La musica tradizionale e nazional-popolare sta cambiando, dunque pure il palco dell’Ariston che è il riflesso, nonché la conseguenza, dei gusti degli ascoltatori. Adesso non saprei dare una risposta, non escludo nulla. Dipende se da qui al 2022 continuerò a suonare».