Premio Giovanni Lanza a Pupi Avati: “L’amore per la patria esiste ancora”

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Il regista Pupi Avati premiato dal sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi

La seconda serata del Festival CulturaIdentità al teatro Municipale di Casale Monferrato, ha puntato i suoi riflettori sul cinema con un’ospite d’eccezione, il maestro Pupi Avati.

Il regista è stato il protagonista dell’appuntamento condotto da Raffaella Salamina, direttore de Il Giornale OFF, che ha moderato l’incontro con il celebre autore affiancato dagli altri invitati di CulturaIdentità – sul palco del teatro erano presenti Vittoria Poggio (Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte), Federico Mollicone (Deputato e fondatore dell’intergruppo parlamentare Cultura Arte e Spettacolo), Giampaolo Rossi (Cda Rai), Davide Bracco (Responsabile partnership Istituzionali Film Commision).

Il cinema ha fatto da cornice e spunto ai temi della territorialità ed il rilancio culturale del Paese che proprio grazie alla provenienza dei presenti hanno avuto modo di declinarsi in più campi, dalle produzioni alle attività passando per le istituzioni. Accolto da una retrospettiva dei suoi film selezionati, Pupi Avati cattura presto la scena riportando ospiti e pubblico, al racconto della sua carriera, ad una stagione cinematografica che è parte integrante del nostro immaginario collettivo – dalle parole di Avati non traspare l’idea di un “paradiso perduto”, la sua testimonianza parte da Antonioni e si conclude con nomi recenti come i fratelli D’Innocenzo come a voler mettere in chiaro che non esiste un cinema italiano prima e dopo ma una continuità, seppur nelle sue specificità autoriali.

I nomi fatti da Pupi Avati simboleggiano anche un altro aspetto da non sottovalutare ovvero la capacità di saper attraversare stagioni diverse del cinema ma sempre in prima linea (ricordiamo l’ultimo lavoro “Lei mi parla ancora” uscito nel 2021). Un’anticipazione molto attesa dal pubblico riguardava il progetto su Dante Alighieri (come accennato in precedenza su OFF), il film su una figura che Pupi Avati ha imparato ad amare non certo a scuola (“ho avuto professori che me lo hanno fatto odiare”) ma con un approfondimento della dimensione umana del Sommo Poeta che parte dall’opera giovanile “Vita nuova”, essenziale nelle parole del regista per comprendere questo aspetto, e prosegue con gli episodi più significativi e tragici della vita del poeta fiorentino; questo è a livello concettuale ciò che ha spinto Avati a raccontare di Dante ma, come detto da lui stesso, serve una “password”, un mezzo per raccontare questa storia ed è qui che entra in gioco nel film la figura che filtra e racconta la sua vita: Giovanni Boccaccio, interpretato da Sergio Castellitto. Parlare di questo film ha dato anche modo agli ospiti di Raffaella Salamina di trattare il tema spinoso del ritorno in sala, delle iniziative svolte in questa direzione in senso pratico (un focus dovuto sul ruolo degli esercenti cinematografici) ed una altrettanto importante sensibilizzazione all’importanza dell’esperienza in sala che messa in difficoltà dal lockdown, oggi si trova a combattere con l’abitudine (pericolosa) dello streaming. L’incontro si è concluso con il Premio Giovanni Lanza, consegnato dal sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi al regista Pupi Avati che ha dimostrato con la sua opera come l’innovazione e la tradizione possano andare di pari passo, senza mai sacrificare l’emozione che è alla base di quel cinema da artigiani che non perde la sua linfa.