Adriano Cascio, la fotografia e il controllo dinamico della luce

0
ph. Adriano Cascio

Cercare ciò che non appare o semplicemente cogliere l’ombra frutto dell’incontro con la luce. Abitare lo spazio fisico nel dettaglio adombrato che spesso cela l’umanità autentica. Essere senza apparire, cogliere il “sentimento contrario”, trasformare la bellezza in un momento. La fotografia diventa chiave di accesso ai vissuti profondi, promotrice di introspezione e crescita personale. Adriano Cascio nato a Catania, si trasferisce a Rapallo dove inizia la sua attività da autodidatta frequentando corsi e workshop. Si definisce un “perfetto caos”, sospeso tra luci e ombre. Le sue fotografie si muovono su territori in controluce, attraversano le ombre create dai passanti, le strade, le circostanze, includendo gli elementi che le hanno generate, oppure concentrandosi solo sui movimenti da cui sono state originate. Adriano crea coincidenze, sceglie la modalità di scatto giusta e racconta storie.

“Ansel Adams diceva: “Il lavoro di ogni uomo rispecchia sempre la sua personalità”.

Credo che la fotografia, genericamente intesa, non sia solo una schietta forma di comunicazione ma un eccezionale strumento culturale, proprio come la letteratura. Ogni autore ha un proprio stile ed un proprio bagaglio di conoscenze, i quali influenzano la sua sensibilità fotografica e la propria capacità di vedere, ognuno in maniera diversa dagli altri.

Mi è sempre piaciuto fotografare la gente sin da quando ho iniziato ma non ho mai disdegnato gli altri generi fotografici perché credo si accresca il proprio bagaglio e si migliori. Da quando ho iniziato a fotografare c’è una cosa dalla quale sono attratto: le ombre e le luci. Può risultare banale (infatti il termine “fotografia” deriva dal greco φῶς, φωτός, luce e -grafia γραϕία, scrittura ovvero “scrittura di/con la luce”) ma c’è un’attrazione “fatale” verso questi due elementi. Sono spesso a “cercare la luce”, forse intendendola come qualcosa di liberatorio.”

Nel 2015 entra a far parte come collaboratore di ISP e inserito come fotografo più influente dell’anno. Nel 2017 dopo essere stato selezionato partecipa alla prima Edizione della triennale della Fotografia Italiana. Le sue fotografie sono protagoniste di numerose mostre e importanti pubblicazioni. Adriano segue le storie che incontra, come un caleidoscopio di umanità, cogliendo dei dettagli che la maggior parte delle persone trascurano. Allena il suo pensiero laterale osservando la realtà da diverse angolazioni instaurando un rapporto simbiotico con il soggetto che si trova a fotografare, restando sempre fedele al suo modo di essere.

 “La fotografia per me rappresenta la possibilità di sviluppare le proprie capacità di vedere, di osservare mostrando agli altri, ma anche poter “fermare” gli istanti che raccontati attraverso le immagini potranno essere leggibili anche in futuro. Oltre ad osservare, annotare sul taccuino, esplorando il web, o utilizzando qualsiasi altro mezzo la cosa che mi stimola è sempre l’istinto. Io quando fotografo lo faccio di “pancia”. Quindi posso studiare e organizzare come realizzare un progetto ma spesso nasce “istintivamente”, quando riguardo le fotografie.” La fotografia di Adriano si nutre di tante letture, una cultura che include anche altre discipline come la psicologia, la musica, il cinema. Tensione, dinamismo, curiosità, energia. Un talento inquieto che si lascia disegnare dalla gamma dinamica della fotografia e lo fa conducendoci verso nuove percezioni. Uno dei suoi ultimi lavori “Racconti brevi che feriscono” descrive in modo preciso il concetto di letteratura per immagini. In questo progetto vengono correlati situazioni ed elementi diversi, lontani tra loro: geometrie, architetture, espressioni che non si vedrebbero mai insieme. Nei suoi scatti i protagonisti sono spesso trattenuti dall’ombra, in una continua sfida che ci impedisce di interpretarne la vera natura rendendo visibile la temperatura di colore che delinea punti di indagine sullo sguardo e sull’identità. Al di là del visibile, ci guida a pensare, ci interroga a più ampio raggio facendoci riflettere sul molteplice attraverso un concetto trasversale e originale che si compone nel fascino indiscreto delle ombre.