“La signora della danza” il ricordo di Carla Fracci del Premio Oscar Gianni Quaranta

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La scomparsa di Carla Fracci è un fatto che lascia un vuoto tale, difficile da colmare. Ora è il momento delle commemorazioni, del ricordo, dei giusti onori e da tributare a chi con la propria arte e dedizione ha costantemente rinnovato il proprio impegno emozionando le platee dei teatri più prestigiosi in tutto il mondo.

Carla Fracci era la danza classica, il teatro, la bellezza, la determinazione, la gentilezza, l’eleganza, l’umiltà, è quanto apprendiamo leggendo in queste ore, i tanti, tantissimi articoli su di lei ma è anche quanto traspariva dalla sua aura, energia, luce con la quale illuminava chiunque fosse nel suo cerchio magico.

E così, mentre in queste ore si sta rendendo omaggio alla regina del balletto, nella camera ardente allestita nel foyer di quel teatro che fu un po’ (tanto) casa sua, il Teatro La Scala di Milano, noi abbiamo raccolto alcune testimonianze di persone che la Fracci l’hanno conosciuta da vicino.

E’ il caso del regista teatrale Marco Carniti, il quale telefonicamente ci fornisce il suo ricordo dicendoci che Carla Fracci era molto legata ai genitori di Marco Carniti), il padre della neuropsichiatria infantile Giovanni Bollea e la madre del regista, Marila Carniti, la nota interior design ed architetto.

Marco Carniti la ricorda come “…una donna molto determinata e dolcemente tagliente, un genio di attrice unito ad un corpo etereo ed impalpabile”, la Fracci, ricordiamo, era una figura molto esile, l’incarnazione vivente della ballerina la quintessenza della danzatrice sulle punte.

L’altra testimonianza che abbiamo raccolto, è di una personalità del Teatro e del Cinema che ha realizzato la scenografia ed i costumi di moltissime opere tra film, balletto, opera, lirica in Italia ed all’estero, parliamo del premio Oscar Gianni Quaranta, che fu insignito della prestigiosa statuetta nel 1987 per la scenografia del film di James Ivory Camera con vista.

Tra i tanti premi e riconoscimenti ricevuti per i moltissimi progetti realizzati Gianni Quaranta ancora oggi si dice vivamente appassionato del suo lavoro, e lo si percepisce dal tono della sua voce e dalle sue parole mentre ci parla di Carla, come la chiama chi come lui non solo la conosceva sul palcoscenico ma con la quale aveva un contatto diretto, dovendola vestire per la scena, e di amicizia.

Ecco, il ritratto che Quaranta fa della Fracci è un ritratto ad ampio spettro, che copre a 360° quello che la Fracci è stata per tutti noi: la signora della danza.

Ringrazio Beppe Menegatti (marito della Fracci n.d.r.) che nel 1973 mi diede fiducia; per la prima volta firmai le scene ed i costumi del balletto “La leggenda della Perì”, tratto da una favola persiana per cui l’ambientazione e i costumi raccontavano un paradiso che realizzai con una rete metallica sfruttando la tridimensionalità, le luci poi diedero spessore alla struttura dove si muoveva con leggerezza Carla.

La musica era di Paul Dukas e la regia era di Beppe (Menegatti) che mi lasciò libertà totale di fare. Stimava l’architetto con il quale lavoravo che mi presentò a Menegatti così firmai il mio debutto al Teatro La Scala di Milano con questo balletto di cui Carla fu protagonista, fu uno spettacolo di grande successo.

Fu una serata particolare perché ci fu questo trittico di Puccini che vide Katia Ricciarelli nei panni di Suor Angelica in un’esibizione a dir poco, pallida. Lo spettacolo diretto da Menegatti salvò la serata, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti noi, per me fu serata che ricorderò per il resto della vita.

Dopo il flop di Suor Angelica di Katia, a chiusura del sipario ci fu molta ansia ma poi, la serata prese un’altra piega. I costumi erano i miei e Carla fu felice dei costumi proposti accettandoli anche per via della loro leggerezza estrema, erano un velo di cipolla che esaltava di più l’estrema leggerezza della Fracci; fu molto carina con me, ogni sera aveva un vestito nuovo perché tanto erano leggeri che il ballerino dovendola sollevare prendendola tra le braccia le strappava i veli.

Ecco, quello segnò il mio incontro con Carla Fracci, il mio debutto nel mondo del balletto al quale seguirono Le Villi, di Giacomo Puccini, a Torre del Lago nel 1984 e successivamente gli altri spettacoli tra cui il Guglielmo Tell, La Giselle…

Di episodi, aneddoti, Gianni Quaranta ne ha davvero molti da raccontare, del resto nel corso della sua lunga, ricchissima e illustre carriera collaborò, tra gli altri, più volte con Carla Fracci, ma c’è un episodio che ci racconta con grande simpatia, quella volta che…

Tito Varesco era Architetto e Presidente dell’Accademia di Brera, dove mi laureai, lo ebbi come insegnante di scenografia e in seguito, quattro anni dopo, quando la mia carriera di scenografi ebbe inizio me lo trovai a lavorare sotto la mia guida proprio nello spettacolo “La leggenda della Peri”, quello che segnò il mio debutto nel balletto con Carla. Immaginiamo un po’ cosa potesse significare, lui che era della vecchia scuola, per intenderci quella delle scenografie dipinte sui fondali, mentre io ero alla ricerca di forme nuove, che segnassero un punto di svolta tra il passato ed il presente; così ci furono delle litigate pazzesche. In quel momento Beppe Menegatti mi accordò tutta la sua fiducia quando vide il mio progetto scenografico dove Carla doveva muoversi danzando, rimanendo talmente sorpreso dalla mia idea che quando vide Carla Fracci danzare nello spazio scenico fu felicissimo di riscontrare l’esito positivo, vedendo che Carla si trovava benissimo a danzare all’interno di quella scenografia. Devo molto a loro, a Beppe Menegatti e a Carla Fracci, mi diedero tutta la loro fiducia, che mi aiutò in seguito a crescere professionalmente, dandomi la giusta sicurezza per affrontare tutto ciò che venne in seguito.”

La nostra conversazione poi vira sull’aspetto più umano della Fracci, quello più squisitamente legato alla personalità dell’icona del balletto del XX secolo, così Gianni Quaranta ricorda di Carla Fracci che era una: “Persona di una umanità enorme, ci trattava alla pari, era molto dolce ed umana, molto alla mano, contrariamente a quanto si potrebbe pensare quando si ha a che fare con una persona tanto importante.”

Gli chiediamo se c’è un episodio, come dire…concreto e materico che ci restituisce l’immagine di tutto lo sforzo, l’impegno ed il sacrificio che Carla Fracci metteva in ciò che faceva, un episodio squisitamente terreno che rappresenta l’essenza della ballerina.

Vi racconto un episodio che mi ha colpì molto: essendo anche il costumista ero a contatto diretto e stretto con il corpo di ballo e ovviamente con Carla Fracci, così dovendo vedere come i costumi disegnati e preparati, le stessero vedevo da vicino Carla, ecco…una cosa che non dimenticherò mai furono le dita dei suoi piedi, erano tutte callose, pieni di segni, ed esprimevano tutto l’impegno che Carla metteva nel suo lavoro.

Così le dissi:Ma, Carla non vedi che hai i piedi tutti rovinati?” e lei con la sua eleganza e bonarietà mi rispose ” Vedi Gianni, tutta la sofferenza che provo è ripagata dal calore del pubblico”, benchè fosse leggera come una piuma andare sulle punte è comunque sempre uno sforzo per una ballerina e lei sopportava il dolore grazie anche alla sua leggerezza – e continua -La Fracci aveva una leggiadria e leggerezza nel movimento, un’eleganza che traspariva da ogni parte del suo corpo, non solo dalla parte inferiore, la parte fondamentale dei danzatori, le gambe, ma sapeva muovere le braccia come nessun’ altra danzatrice sapeva fare, aveva un movimento delle braccia unico. Lavorando molto accanto a Carla, assieme a lei riscontrai quanta passione ed amore metteva nel suo lavoro, quanto sacrificio c’era dietro il risultato finale, in questo eravamo molto simili, la stessa passionalità ed amore che io stesso metto nel mio lavoro.”