“Vagavo per i campi del Tennessee…come vi ero arrivato chissà…non hai fiori bianchi per me?…”
Ci piace immaginare che Franco Battiato stia viaggiano su quei treni per Tozeur, tra balinesi in festa e dervisci turners, tra vecchi valzer viennesi con candelabri in testa. Nell’era del cinghiale bianco occorre la cura per questa povera patria schiacciata dagli abusi di potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore. Cercando un centro di gravità permanente la sua ascensione è avvenuta dalle pendici del gigante buono, quel Vulcano che è stato il suo buen retiro.
Apriamo così, con un pout pourri di alcune parole tratte da celebri canzoni del Maestro che ci ha lasciati in questo 18 Maggio 2021.
A lui sulle pagine de Il Giornale off abbiamo dedicato il giusto spazio segnatamente alla sua lunga carriera musicale, una carriera di grandi successi che hanno attraversato mezzo secolo della nostra storia.
Ma Franco Battiato, come tutti sapranno, era un’artista a tutto tondo: sperimentatore musicale certo, ma sperimentava al di là delle sette note tra pittura, cinema, filosofia, esoterismo, ascetismo. L’estrema sintesi tra Oriente ed Occidente aveva trovato albergo in lui, uomo del nostro Rinascimento, perché in fondo, noi italiani il rinascimento ce lo abbiamo nel patrimonio genetico, ci appartiene chi più chi meno.
Non era solo un cantante pop, aveva elevato il pop a qualcosa di più complesso ma accessibile, di più colto ma fruibile a tutti.
Eppure Franco Battiato era un narratore per immagini, questo suo innato talento l’aveva trasferito dalle immagini suscitate dalle parole, nei suoi testi pieni di simbolismo e riferimenti, alle arti visive con la pittura ed il cinema. Non tutti sapranno della sua esperienza di attore in una commedia di Shakespeare, unica apparizione nei panni di interprete, benché la sua immagine appare in altri film in cui non è accreditato.
Ma il suo rapporto con la settima arte è più ricco, partendo dalla composizione musicale di alcune colonne sonore come nel film Una vita scellerata (1990) che racconta la vita dell’artista Benvenuto Cellini.
E poi ci sono gli omaggi di autori del Cinema italiano come Nanni Moretti che lo cita spesso in film quali Bianca, o La messa è finita, in cui appaiono le inconfondibili note de I treni per Tozeur. La creatività unitamente alla sua sete di spingersi sempre oltre l’orizzonte conosciuto lo portano dietro la macchina da presa già nel 1979 con la direzione dei suoi videoclip, ma è nel 2003 che Franco Battiato debutta sul grande schermo nella veste di regista con un film che gli vale il Nastro d’argento come miglior regista esordiente con il film Perdutoamor.
Solo due anni dopo, nel 2005 partecipa alle 62^ Mostra del cinema di Venezia con una pellicola dedicata agli ultimi anni di vita di Ludwig van Beethoven dal titolo Musikanten dove celebra e coniuga musica e cinema, fondendo immagini e suono in un’opera dichiarata di interesse culturale nazionale dal Dipartimento generale del Cinema.
Sempre con l’inseparabile collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro scrivono e dirige Niente è come sembra, film presentato nel 2007 al Festival internazionale del film di Roma e sempre nello stesso anno gira il docu film incentrato sulla vita e l’opera di Giuni Russo.
Sarà nel 2017 che troveremo un altro brano del Maestro Battiato nella colonna sonora di un film, il brano è Radio Varsavia, il film Chiamami col tuo nome, regia Luca Guadagnino.