Mara Venier: “Mamma ti ricordi di me?”

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E’ davvero difficile comprendere il dolore di chi subisce la perdita di un genitore da parte di chi (fortunatamente) non l’ha subita; è una lacerazione, uno strappo da cui ci si riprende con difficoltà. Col dolore si impara a convivere, ma del dolore (soprattutto quando si tratta di lutti famigliari) non ci si scorda mai. Proprio mai.  Ad affermarlo è chi sta scrivendo che, come molti, ha assistito i propri genitori anche nelle fasi più critiche delle loro malattie…

Ricordo che quando mia la mia cara mamma 17 mesi fa è mancata (per un linfoma), una persona alla quale ho scritto, probabilmente perché sapevo che mi avrebbe capito, è stata proprio Mara Venier! Mi ha inviato un messaggio pieno di affetto, di comprensione e di partecipazione a quello che stavo e che probabilmente sto ancora avvertendo (l’elaborazione dei lutti richiede dei tempi che possono essere anche lunghissimi e non sono uguali per tutti).  Lei da quella tipologia di lutto c’era già passata qualche anno prima, quando sua mamma Elsa la lasciò a causa di una causa malattia terribile, l’Alzheimer.

Mara aveva sofferto molto, per un periodo di tempo si era lasciata andare, non aveva più voglia di vivere, di reagire. Era diversa dalla donna solare, ridanciana e spumeggiante che siamo abituati a vedere oggi a Domenica In, sulle copertine dei rotocalchi o sui suoi profili Social. Sicuramente l’hanno aiutata a superare il grave lutto (ma non – come dicevo all’inizio a scordarlo) la fede, l’amore per i figli, per il marito Nicola Carraro, per i due nipoti (il piccolo Iaio è per lei fonte di amore incommensurabile) e le buone amicizie (come ad esempio Rita Dalla Chiesa, Sabrina Ferilli, Maria De Filippi) delle quali da sempre si circonda.

Mara Venier, proprio oggi, 6 maggio 2021 ci dà appuntamento nelle librerie e negli store digitali con il suo libro Mamma, ti ricordi di me?, edito da Rai Libri, dove narra gli ultimi anni di sua madre, malata di Alzheimer. Ci racconta di diagnosi, di ospedali, di badanti, di cosa significa assistere un genitore che non è più autosufficiente eppure non se ne rende conto. Ripercorre  nello stesso tempo i ricordi di una vita, da quando, bambina, passava interi pomeriggi al cinema con la mamma al giorno in cui per la prima volta lei non l’ha riconosciuta e l’ha salutata con un raggelante “Buongiorno, signora”.

Vedere sbiadire i ricordi, i sentimenti, la memoria di coloro che amiamo, vederli lentamente estraniarsi dalla realtà e sentirci in questo modo tagliati crudelmente fuori dal loro mondo è forse una delle esperienze più dure che possano capitarci, perché ci costringe a fare i conti con un dolore lento e inesorabile, che giorno dopo giorno diventa sempre più cocente..

 Si tratta di un libro intimo, doloroso, forse terapeutico; in ogni caso pieno d’amore, che dà voce a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che, a causa di una malattia terribile e senza scampo come l’Alzheimer, restano impotenti di fronte al destino dei loro cari, senza poter fare altro che inseguire e cercare di trattenere quei ricordi e quelle emozioni che essi si lasciano alle spalle.