“Interpretare è amare” così ha vissuto Milva la “rossa pasionaria” della canzone d’autore italiana. Addio a Maria Ilva Biolcati, detta Milva scomparsa a 81 anni, tra i suoi affetti, nella sua casa di via Serbelloni, a Milano. Attrice e cantante sofisticata musa di registi e compositori come Giorgio Strehler e Astor Piazzolla, Franco Battiato e Vangelis, Luciano Berio ed Ennio Morricone.
Nata in un piccolo paese sul delta del Po, in provincia di Ferrara (Goro, appunto), il 17 luglio del 1939, studia canto a Bologna, dove si trasferisce nel 1955 con la famiglia; inizialmente si esibisce nei locali notturni con il nome d’arte di Sabrina. Nel 1959 vince un concorso per voci nuove indetto dalla RAI e, nel 1960, negli ambienti della canzone si comincia a parlare di lei con ammirazione. Debutta al festival di Sanremo nel 1961 dove arriva terza con la canzone Il mare nel cassetto, brano nel quale ha modo di rivelare le sue eccezionali doti vocali.
Nel 1961 viene segnalata dalla critica discografica come “cantante dell’anno”. Sempre nel 1961 debutta al cinema con il film “La bellezza d’Ippolita”, al fianco di Gina Lollobrigida. Nel 1962 intraprende la sua prima tournée all’estero, assai lusinghiera, sia in termini di critica che di pubblico. Il successo è tale che viene ospitata all’ “Olimpia” di Parigi. In quegli anni celebre è la rivalità, più che altro montata ad arte dai giornali, con la altre due primedonne della canzone italiana: Mina e Ornella Vanoni.
Nel 1965 inizia a lavorare in teatro con Giorgio Strehler, diventando col tempo una delle più accreditate interpreti del repertorio brechetiano, traguardo assai difficile per un’artista italiana, visto il rapporto d’elezione che le cantanti tedesche da sempre avevano con questo repertorio. Eppure, Milva riesce nella difficilissima impresa non solo di farsi apprezzare in Germania, ma anche di diventare un punto di riferimento.
La prima incisione discografica, che sancisce l’esordio di una lunga e luminosa carriera artistica è un brano di straordinaria intensità che appartiene al glorioso patrimonio di Edith Piaf, simbolo dell’identità nazionale francese, ossia la versione italiana di Milord, scritto dalla grande pianista Marguerite Monnot sui versi neo-realistici di Georges Moustaki. D’ora in poi, Milva si allontanerà dal repertorio della musica leggera per immergersi sempre di più nell’esplorazione di partiture legate all’esperienza teatrale. Nascono in questo modo i suoi più celebri ed apprezzati dischi, diffusi come sempre nella più “colta” e preparata Germania. Sandro Bolchi scriverà, a proposito della sua voce: “ricorda il tuono, con i suoi colori neri e fondi, che evocano la notte”.