“Ho sempre subito il fascino di ciò che è estremo, distopico e weird, elementi che ho potuto sviluppare liberamente nel soggetto di questo lavoro.” Sulle pagine di Suggestioni Press si è svolta la presentazione de L’angelo e il Dio ignorante, ultimo lavoro dello scrittore Ignazio Pandolfo.
Presentato dalla chimica Valeria Micale e moderato dal giornalista Marco Bonardelli, l’incontro è ruotato attorno alle influenze e i temi che pervadono il romanzo: una storia cinematografica in cui il protagonista non è altro che l’incarnazione dell’eterno conflitto tra etica e scienza, costretto a muoversi in un ambiente ostile e degradante che riporta alle atmosfere di classici sci-fi come Blade Runner e le atmosfere dei film di Micheal Mann. In un futuro distopico non molto prossimo, una corporazione specializzata nei ricambi di parti umane sperimenta, su pressione del manager di un celebre atleta colpito da un male incurabile, la clonazione umana per far sì che il contratto di quest’ultimo possa proseguire anche una volta impossibilitato a continuare.
Gli esperimenti sinora provati in questa direzione hanno portato risultati deludenti (i primi “prodotti” sono esseri deformi o ritardati), ma la clonazione ha in questo caso successo dando vita al protagonista della storia, il clonato Liam.
Il lettore segue le vicende di Liam, un mostro di Frankenstein (che tale non è, essendo la perfetta riproduzione dell’atleta che gli ha fatto da modello) privo di una coscienza e di qualsiasi cognizione della realtà che lo circonda, la cui innocenza bambinesca lo porta a scontrarsi con l’ambiente circostante spesso dando vita a manifestazioni di violenza brutale.
Il mondo presentato nel romanzo è l’immagine pessimista di quello che ci aspetta, la nascita stessa del protagonista è dettata dal consumismo sfrenato ed il futuro costellato dal male, l’orrore e la paura – a bilanciare la realtà cupa e squallida che lo circonda e la violenza che compie o subisce il protagonista è proprio il suo percorso, Liam nel corso della vicenda si rapporta ad argomenti profondi e di maturazione come l’amicizia, il mistero della morte e la ricerca del trascendente.
Proprio su quest’ultimo punto, l’autore identifica il “Dio ignorante”del titolo nella figura del demiurgo (rifacendosi ad Emil Cioran) ed indica l’incontro tra progresso e sacro non in senso confessionale bensì come tratti complementari dell’azione umana. Nella conferenza, la provenienza dal campo medico scientifico di Ignazio Pandolfo e Valeria Micale ha portato ad una lunga riflessione su questo aspetto che è il motore del romanzo, arrivato alla seconda fase di crowdfunding.