Francesco Grisi, il difensore degli scrittori “del dissenso”

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Francesco Grisi è un nome oscuro per il pubblico di massa, anche quello avvezzo alla lettura, ma che ha attraversato la letteratura italiana del secondo Novecento contribuendo alla sua evoluzione. La battaglia che sarà sempre associata alla figura di Grisi è quella per la libertà ed il pluralismo, non solo concettuale ma soprattutto sul piano operativo, in un tempo molto più difficile rispetto al presente con la fondazione del Sindacato Libero Scrittori Italiani (nato nel 1970 e ancora oggi attivo) – di questa associazione, Grisi sarà segretario generale sino alla sua morte nel 1999 e la storia del Sindacato è inscindibile da quella del suo fondatore. Dopo una prima carriera da insegnante (tra i suoi alunni il futuro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), Francesco Grisi si dedicò alla saggistica animando negli anni Settanta diversi convegni e dibattiti letterari per poi diventare collaboratore di punta della RAI e di riviste di settore come Nuova Antologia diretta da Giovanni Spadolini, Il sestante letterario di Govoni, Il Ragguaglio Libraio e assunse la direzione di Persona sulla quale riporterà l’autografo di Eugenio Montale, Contenuti e le riviste Intervento e Ragionamenti (la prima su posizioni di destra e la seconda di ispirazione marxista). Intellettuale poliedrico, in quegli anni approda alla narrativa e tra i suoi titoli più celebri ricordiamo l’opera del 1986 A futura memoria che gli varrà il terzo posto al Premio Strega, di cui ricoprì il ruolo di giurato negli Amici della Domenica dal 1968 sino alla scomparsa, assieme all’autobiografico Maria e il vecchio e La poltrona nel Tevere ispirato alla cattura del presidente Aldo Moro. Abbiamo citato parte delle attività del Grisi che aiutano a comprendere la dimensione del Sindacato Libero Scrittori, nato in risposta al Sindacato Nazionale Scrittori reputato estremamente ideologizzato, che ha visto nelle sue fila autori del calibro di Giuseppe Prezzolini, Mario Praz e Vittorio Enzo Alfieri per citarne alcuni. Francesco Grisi da presidente del Centro Intellettuali Liberi si spese personalmente in difesa degli scrittori “del dissenso”, tra cui gli esuli rumeni dell’URSS, e questo assieme alle sempre dichiarate convinzioni politiche ne valsero l’ostracismo da parte degli ambienti impegnati della letteratura. Peccato che a differenza di quanto ne potessero dire i detrattori, il Sindacato Libero non fu la risposta “di destra” al Sindacato Nazionale perché altrimenti sarebbe stato relegato anch’esso alla nicchia della cultura militante e in termini concreti poco diverso da quello che facevano dall’altra parte, nell’associazione convivevano sensibilità e idee diverse: cattolici come Raimondo Manzini e Piero Bargellini, intellettuali di destra tra cui Franz Maria d’Asaro, Gioacchino Volpe, ed il classicista Ettore Paratore, il partigiano Italo de Feo (ex collaboratore di Palmiro Togliatti) e gli antifascisti Panfilo Gentile (firmatario del Manifesto degli intellettuali antifascisti nel 1925) e il già citato Alfieri. Un gruppo eterogeneo unito dalla cultura e dalla letteratura, ancora oggi lo statuto del Sindacato Libero Scrittori Italiani titola al terzo punto Apoliticità e tra i suoi obiettivi si batte per la “rivendicazione e difesa in tutte le sedi della libertà della cultura, articolata come libertà di manifestazione del pensiero, libertà di creazione artistica, libertà di coscienza in materia religiosa, libertà di opinione nel pluralismo delle tendenze, libertà complessiva da ogni forma di controllo, pressione, censura, manipolazione, egemonia”. Tutto questo è frutto del lavoro di una vita di Grisi che in epoca di cancel culture andrebbe riscoperto come esempio di coesistenza tra idee e amante del pensiero plurale, essendo stato un uomo di idee ma mai schiavo dell’ideologia.