Giochi di specchi a Parma: perché era Luca perché era Stoppini…

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Il teatro incontra la città, l’attore incontra il cittadino nel progetto fotografico di Luca Stoppini, Perché era lui perché ero io. Metamorfosi della città nello spazio del teatro A/R. Fino al primo novembre il Palazzo del Governatore di Parma accoglie una serie di doppie visioni, che giocano con lo scambio di ruoli tra gli attori dell’Ensemble Stabile Teatro Due e coloro che abitano i loro luoghi urbani “dell’anima”.

Dieci attori hanno segnalato un luogo cittadino a loro particolarmente caro, e in uno scatto hanno vestito i panni dei loro abituali abitanti. A sua volta il barista, il guardiano, il sacerdote o chi l’artista ha più spesso incontrato in uno scrigno di vita parmigiano, è stato portato nello spazio teatrale dall’obbiettivo di Stoppini.

I riflettori puntati su Parma si sono spostati in ambienti dedicati alla cultura e alle attività quotidiane, senza soluzione di continuità tra le architetture storiche e contemporanee come l ’Orto botanico, l’Abbazia di San Giovanni, la Stazione ferroviaria, la Galleria Nazionale, il Tempietto d’Arcadia del Parco Ducale, l’Istituto d’Arte P. Toschi, la Chiesa dell’Annunciata, il Bar Gianni, l’Osteria Artaj, la Libreria tra i negozi del Centro Torri.
Gli attori dell’Ensemble coinvolti in questo inaspettato dialogo visivo sono Roberto Abbati, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Gigi Dall’Aglio, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Emanuele Vezzoli. Grazie a questa collaborazione la fotografia di Stoppini mette in risalto sia l’aspetto della sua sensibilità “teatrale” nella costruzione dell’immagine, che un’indagine antropologica sulle relazioni sociali della città contemporanea. Un viaggio che ha fatto incontrare e partecipare al progetto oltre cento persone di diversi background e professioni, un caleidoscopio di rispondenze che ragionano su una sorta di Città e il suo doppio: il Teatro.

Il percorso alla ricerca di ambienti di vita e lavoro ha portato a sottolineare lo stretto rapporto tra mondo interno ed esterno alla scena, rivelando affinità umane e persino formali, attraverso richiami scenografici ai rispettivi strumenti del mestiere, negli scatti elegantemente studiati. Ne risulta un continuum inatteso tra le attività della Città di Parma e lo spazio del Teatro: quest’ultimo è vivificato dalle energie del quotidiano, abitato dalla sua gestualità, mentre gli spazi d’elezione sono stati trasfigurati dalla presenza di chi li ha scelti. L’affezione dell’attore-cittadino rende il luogo soggettivo, intimo, nascosto ai più. Appare sospeso nel tempo, in una sorta di emanazione metalinguistica e riflessiva della poetica drammaturgica.

Perché era lui perché ero io risente senza dubbio, nella logica compositiva dei singoli scatti, ma anche nel loro accoppiamento quasi cinematografico, della formazione professionale di Luca Stoppini. Le figure rilevanti nel loro contesto umano, ma mediaticamente invisibili, acquistano un’allure più sofisticata anche nel gesto abitudinario, sotto le luci dello spazio teatrale e dell’occhio fotografico di un professionista dell’immagine, direttore creativo d’importanti magazine di moda dagli anni Ottanta. Dallo stesso decennio Teatro Due con la sua Fondazione continua la vocazione alla produzione e alla ricerca applicata all’arte scenica, accogliendo gli stimoli di una città che continua a trasformarsi dentro e intorno alla grazia dei suoi tesori storici.

L’attore diventa protagonista della “scena quotidiana” e il cittadino protagonista della “scena immaginifica”, in un possibile gioco di specchi anche nel prezioso video del making-off, di Lucrezia Le Moli, visionabile in mostra. A corredo il catalogo edito da Skira che si avvale del contributo di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze.