Arti in strada e del circo: finché sarà possibile sopravvivere…

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Monica D'Elia-Jorik, fotografata da Paola Luciani

L’emergenza sanitaria mondiale legata al Covid-19 ha lasciato un vuoto in molte famiglie, segnate per sempre dalla perdita di un familiare che hanno visto strappato alla vita terrena senza neanche ricevere un ultimo degno saluto: nessuna carezza, nessun abbraccio, nessun conforto per chi ha dovuto cedere il passo alla pandemia.

Ma ora il problema inizia pericolosamente a serpeggiare anche tra i sopravvissuti, che stanno vivendo con il timore del domani, alcuni più di altri perché sebbene gli aiuti promessi siano ancora in viaggio, ci sono alcune categorie di professionisti che sembrano essere stati dimenticati.

È il caso dei lavoratori delle arti in strada e del circo contemporaneo: lo spettacolo viaggiante e sulle piazze è fatto di artisti, professionisti, docenti e studenti che non sanno cosa sarà del loro futuro. Certo lo spettacolo di strada è una scelta di vita, che spesso viene giudicata particolare e non condivisibile, ma di certo non meno appassionante e vitale di altre realtà professionali.

Questi professionisti abituati ad esibirsi all’aperto, nelle piazze, facilmente controllabili e igienizzabili rispetto ad ambienti chiusi, non sanno cosa sarà del loro futuro.

Molti hanno scritto al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo: speriamo che le risposte che in queste ore stanno arrivando siano davvero soddisfacenti per ripartire. Che ne sarà di loro? Quale futuro immaginarsi? Sono queste le domande che dovranno trovare risposta.

Andrea Fedi, in arte _Katastrofa Clown_ durante una sua esibizione, fotografato da Ariane Noosh Barret

Bisogna pensare che dietro a un ‘semplice evento’, almeno così come appare allo spettatore, ci sono anni di studio, di esercizio, di preparazione, di esecuzione al fine di rendere emozionante e sbalorditivo il prodotto finale. Vedere un evento non significa improvvisarsi artisti ma studiare per costruire gli spettacoli atti ad emozionare, stupire e divertire.

Questa categoria di professionisti è abituata ad aspettare, perché il risultato è tangibile solo dopo la messa in scena: ma senza risposte adeguate, senza informazioni plausibili su una possibile ripartenza, è difficile focalizzare l’attenzione sull’obiettivo finale.

Quando arriveranno i soldi, come mantenersi e mantenere le proprie famiglie, quando si potrà ripartire? Adulti e ragazzi chiedono ascolto. A queste domande non sono ancora seguite risposte, ma si sa gli italiani sono “geniali” e sapranno inventarsi sicuramente una soluzione per sopravvivere: ma fino a quando sarà possibile sopravvivere anziché vivere?

Marco Grilli e Susanna Tartari