Diego Fusaro, 36 anni, pensatore controcorrente, dice la sua a OFF sul momento che sta attraversando l’Italia.
Fusaro, siamo chiusi in casa da diverse settimane, ma il 4 maggio ci sarà una prima riapertura. Come la vede?
«La vedo molto male, naturalmente. Abbiamo ormai già perso quote importanti di libertà e diritti a fronte dell’emergenza sanitaria. Stiamo assistendo a una situazione a dir poco orwelliana, con una forma di democrazia sospesa».
E’ stata istituita una task force anti fake news sul Coronavirus…
«Mi fa un po’ ridere sapere che c’è chi si autoproclama professionista dell’informazione. Ricordiamo che alcuni di questi “professionisti” sono quelli che sostenevano che mai il virus poteva essere stato creato in laboratorio… e ora invece sono qui a riaprire questa possibilità. Sempre gli stessi professionisti sono quelli dai quali ti senti dire: “E’ morto Sepúlveda, autore di Cent’anni di solitudine”».
C’è chi chiede a gran voce un’inchiesta per vedere più chiaro sull’origine del Covid-19. E non parliamo di complottismi, ma di vere e proprie falle nella sicurezza del laboratorio di Wuhan evidenziate da rapporti americani anni fa.
«Pur non essendo uno scienziato, sono convinto che il virus sia un prodotto e nemmeno un’accidentalità della natura, men che meno di laboratorio. Ma questa è solo la mia opinione, spero di non ricevere la cicuta per questo».
Allora le pongo un problema: in uno Stato democratico ci dev’essere la libertà di sbagliare?
«Io ritengo che in uno stato liberal-democratico ci possa essere spazio anche per chi dice cose false. Sarà poi compito di chi dice il vero confutarlo. Chi vuole dire che due più due fa cinque ha il diritto di dirlo: sarà una fesseria, ma per questo non va silenziato o messo in galera. Ricordo che in nome della verità è stata somministrata la cicuta a Socrate, noto diseducatore delle masse, poiché spargeva “fake news”. Giordano Bruno è stato inquisito e bruciato perché diffondeva “falsità”. Piuttosto la domanda da porci è: quanta falsità può sopportare un sistema?».
A proposito di libertà, in questi giorni si è accesa la discussione sull’app Immuni…
«Inizialmente non sarà obbligatoria a quanto pare, vedremo poi. Probabilmente viene posta come facoltativa solo per provare prima di tutto a vedere chi la installa volontariamente, poi per forza di cose diventerà obbligatoria. Come dichiarato dal commissario Arcuri: “L’alternativa all’app Immuni è la privazione della libertà”».
C’è stata la proposta, da parte di CulturaIdentità di cantare solo per oggi “La canzone del Piave”, dedicata a tutti i caduti della guerra e del virus, piuttosto che “Bella Ciao”. Che ne pensa?
«Premetto che sono molto stonato e mi astengo sempre dal cantare. Tuttavia la Canzone del Piave unifica sicuramente tutti gli italiani: soprattutto in questo contesto di guerra permanente contro il virus può essere un bel richiamo. Chi l’ha proposta è stato attaccato, ma io non ci vedo nessuna provocazione, semmai una bella iniziativa, condivisibile o no in tutta libertà. Tra l’altro quelli che cantano “Bella Ciao”, se avessero ereditato la cultura ribelle partigiana, non tollererebbero certo l’esercito per le strade, i droni e le app per la localizzazione».
ANDATE TUTI A CAGARE POLITICI DEL CAZZO ,
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