Una voce intensa e luminosa per l’Inno di Mameli

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Daniela Pobega è una cantante di origini brasiliane. L’Italia è il suo Paese adottivo, che la giovane ama particolarmente, così tanto da aver voluto dare una sua interpretazione dell’Inno di Mameli, molto apprezzata in un periodo così complesso come quello che stiamo vivendo. La Pobega ci parla di questo e della sua carriera nell’ambito del musical, iniziata con Pinocchio, dove era la Fata Turchina.

Ciao Daniela, nel tuo sangue scorrono sia colori brasiliani che italiani. Cosa c’è in te del Brasile, cosa d’italiano?

Del Brasile credo ci sia la solarità, o almeno lo spero. Dell’Italia c’è la cultura. Lo dico sempre, sono una brasiliana con mentalità nordica. Ma c’è una cosa in comune tra brasiliani e italiani, ed è sicuramente la passione con cui affrontiamo la vita.

Hai voluto reinterpretare l’Inno italiano, l’hai fatto senza accompagnamento, valorizzando la tua voce intensa e luminosa. Come mai questa scelta?

L’idea è nata più o meno due anni fa, quando ho deciso di registrare una mia versione dell’Inno per il 2 giugno e ho pensato che il modo più efficace per farlo fosse farlo a cappella. Quest’anno l’ho rimesso in evidenza sulla mia pagina Facebook, in un periodo in cui molte persone si sono sentite di cantarlo a loro volta dai balconi, e ho avuto un buonissimo riscontro. Ci sono anche persone che mi hanno contattata, perché l’hanno trovato su Youtube, dicendo di essere rimaste colpite dalla mia interpretazione. Anche un ragazzo su Instagram ha chiesto di poter utilizzare il mio audio per un suo video. Insomma, un apprezzamento che non mi aspettavo.

Soprattutto, qual è il messaggio che vuoi dare, che si rafforza in questo periodo complicato?

Il mio messaggio sicuramente è quello di amore per il mio Paese, l’Italia, che mi ha accolta, abbracciata ed amata, che io amo a mia volta, in un momento in cui siamo stati colpiti da qualcosa di più grande di noi. E siamo davvero tutti “sulla stessa barca”.

Uno sguardo alla tua carriera. Ti sei dedicata molto al musical, c’è un titolo che m’interessa: Ragtime, visto che sono appassionato di questo genere musicale, fin troppo dimenticato. Cosa puoi dirmi di quell’esperienza?

L’esperienza è stata incredibile, perché lo abbiamo portato in scena al Teatro Comunale di Bologna, nell’ambito del Summer Musical Festival, organizzato dall’accademia di musical BSMT, in collaborazione con il Teatro Comunale e con l’orchestra del teatro stesso, con un impatto ed un’emozione grandissima. Il musical Ragtime è stato composto da Stephen Flaherty. La storia è ambientata nel ‘900, proprio in prossimità del cambio di secolo, dove appaiono anche numerose figure storiche. I protagonisti sono una famiglia borghese, una famiglia di immigrati ebrei e una coppia di afroamericani. Il ruolo che ho interpretato io è quello di Sarah, innamorata del pianista Coalhouse, che appunto suonava il ragtime. Il musical ha anche delle meravigliose arie ispirate al mondo dell’opera ed uno “score” che mescola i vari stili musicali dell’epoca, tra cui, appunto, il ragtime.

Per il resto, c’è un ruolo che hai interpretato che ti è rimasto più impresso?

Credo di dovere tutto alla Fata Turchina del Pinocchio della Compagnia della Rancia, con le musiche dei Pooh, perché da lì è iniziato tutto. Il ruolo però più importante per la mia carriera è stato quello di Nala, a Madrid, per il musical Disney de Il Re Leone. Sono stata la prima Nala ad interpretarlo in Spagna e ci sono rimasta per ben quattro stagioni, il musical continua ad essere messo in scena ancora oggi.

Progetti per il futuro?

In questo momento devo ammettere che è molto difficile fare progetti per il futuro, soprattutto in un settore come quello dei lavoratori dello spettacolo, che sono sempre stati un po’ “lavoratori occasionali”. In Italia, più che all’estero, spesso si pensa che chi vive di musica o di teatro lo faccia più come hobby, ma ci si dimentica che è un lavoro vero e proprio e in questo momento anche i musicisti e gli attori hanno bisogno di essere tutelati.Non ci resta che continuare ad avere fiducia che quando tutto tornerà alla normalità (che prima davamo tanto scontata), il pubblico avrà ancora più voglia di assistere ad un’opera teatrale o ad un concerto in piazza. E ricordiamoci che: senza musica, film, libri… non so come avremmo potuto passare questa quarantena.