“Ardito in pace e in guerra”, soldato e filantropo

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Su OFF vi avevamo già parlato di Chiedi al torrente. Le stragi partigiane in un quartiere della “Grande Genova”, il libro-verità sulle stragi in Valpolcevera e Bolzaneto di Gabriele Parodi e Paola Coraini, dove era menzionato il generale genovese Silvio Parodi. Alla sua figura è dedicato il saggio Ardito in pace e in guerra. Il generale Silvio Parodi dalla Grande Guerra alla Repubblica Sociale Italiana (editore ITALIA Storica, novembre 2019, 119 pagine), sempre di Parodi e Coraini

L’opera colma un vuoto su una personalità non sconosciuta ma mai studiata (ad oggi a parte il presente libro non esiste altra biografia, quella del generale Silvio Parodi (1878-1944), Ufficiale dell’Accademia, Ardito pluridecorato nella Grande Guerra e della Campagna di Libia, squadrista della prima ora e uomo delle istituzioni (podestà di Savignone, favorì la costruzione di due colonie estive a favore dell’infanzia genovese), mecenate e filantropo (fu presidente dell’orfanotrofio San Giovanni Battista di Genova, che supportò anche con numerose donazioni personali).

Ardito in pace e in guerra, storia di un soldato e filantropo

Venne ucciso il 19 giugno 1944, epoca in cui ricopriva l’incarico di commissario prefettizio di Genova durante la Repubblica Sociale, da una banda partigiana che fece irruzione all’interno della sua abitazione. Il libro è la ricostruzione, grazie alla consultazione di alcuni documenti inediti (oltre naturalmente alle fonti ufficiali, tra cui alcuni carteggi col Cardinale di Genova Pietro Boetto), della biografia di una figura di soldato, squadrista, politico e filantropo genovese, che non lascia indifferenti al netto di un giudizio politico sulla sua adesione convinta al Fascismo e successivamente alla RSI.

Poco prima di morire, Silvio Parodi lasciò alla sorella un appunto con su scritto: “quando mi uccideranno non voglio che siano effettuate rappresaglie nel mio nome”.

1 commento

  1. Vorrei che si ricordasse più spesso la figura di Adriano Visconti di Lampugnano asso dell’aeronautica italiana ucciso il 29 APile 1945 con una raffica di mitra alla schiena nella caserma di vai Mascheroni a Milano malgrado si fosse arreso al comando di Aldo Aniasi .

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