Giovanna Garzoni, dipingere con la delicatezza di una farfalla

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Natura morta, tempera su pergamena, 1660 Giovanna Garzoni / Public domain

Dipingeva con la delicatezza di una farfalla. Usava pennelli sottilissimi, dosando con finezza i colori e la luce. Il risultato erano fiori e frutti di estrema bellezza che lanciavano messaggi come vere e proprie vanitas. Altro che i fiamminghi! Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670) non era da meno di quei bravi pittori “lenticolari”, effettivamente irraggiungibili nelle minuzie. Limoni, fichi, noci, gelsomini profumavano nei piatti di pregio, leggermente sbeccati, dove qualche avida mosca passeggiava.

I suoi carciofi sono pallidi e teneri, curati e raccolti nell’orto, come le rose e le fragole. Li vedeva crescere e germogliare, li spiava e li immortalava facendo felice il granduca di Firenze presso cui si trovava. E i fiori? Bellissimi, descritti petalo per petalo in vasi preziosi. Tulipani, rose, camelie, sempre affiancati da qualche verdura. Si faceva arrivare dall’Olanda i costosi bulbi.

Era così brava che poteva confrontarsi con artisti “scientifici” come Jacopo Ligozzi. E non dipingeva solo fiori e frutti, ma anche ritratti e animali come quella curiosa cagnetta che sembra sorridere di fronte a una fetta biscottata e un savoiardo, percorsi da mosche (ce ne dovevano essere tante allora!).

Altro che i fiamminghi! Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670) non era da meno di quei bravi pittori “lenticolari”
Cagnolina con biscotti e una tazza cinese, circa 1648, Tempera su pergamena, cm 27,5 x 39,5 , Firmato nell’angolo in basso a destra: “Giovanna Garzoni F.”, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

Giovanna Garzoni è stata una delle più grandi pittrici italiane del Seicento, come la milanese Fede Galizia (1578-1630), che l’ha preceduta e da cui ha imparato. Ingiustamente dimenticata, ma ora protagonista di una mostra fiorentina, di cui è annunciata l’apertura a Palazzo Pitti il 10 marzo (“La grandezza dell’universo nell’arte di Giovanna Garzoni”, Firenze, Sala Bianca di Palazzo Pitti, sino al 24 maggio 2020). Era nata ad Ascoli Piceno da una famiglia di origine veneziana, uno zio pittore, Pietro Gaia, seguace di Palma il Giovane, e la madre proveniente da una famiglia di orafi.

A sedici anni, nel 1616, Giovanna dipinge una Sacra Famiglia (collezione privata) con firma, data, iscrizione di sua mano, che hanno permesso di scoprirne l’anno di nascita. Comincia una vita girovaga tutta dedita alla sua professione e alla carriera. Prima tappa anni Venti del ‘600, Venezia, dove dipinge su pergamena e conosce il pittore miniaturista Tiberio Tinelli, con cui convola a nozze nel 1622. Matrimonio infelice, sciolto nel 1624: si dice che lei avesse fatto voto di castità e lui praticasse la stregoneria. A Venezia Giovanna studia calligrafia presso la scuola di Giacomo Rogni.

Altro che i fiamminghi! Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670) non era da meno di quei bravi pittori “lenticolari”
Piatto cinese con carciofi, rosa e fragole, circa 1655–1662. Tempera su pergamena, cm 24 x 32.Firenze, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

Non era bella a giudicare dal ritratto fattole, ormai anziana, dal pittore Carlo Maratti, conservato nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno. Un ritratto su cui si legge intelligenza, sensibilità, sobrietà, austerità, malinconia. Una donna tutta diversa dalla esuberante Artemisia Gentileschi (nata nel 1593), che negli stessi anni girava per le corti. Entrambe, ciascuna per conto proprio, sono a Napoli intorno al 1630. La Garzoni, come la Gentileschi, lavora per il viceré spagnolo Duca di Alcalà, ma solo per un anno, perché rientrato il duca in Spagna, senza più sostegni economici, è costretta a riparare a Roma, dove ha alcuni protettori. Da Roma a Torino, altra tappa.  Invitata da Cristina di Francia, lavora stipendiata dal duca di Savoia. Dipinge severi ritratti, tra cui il Ritratto della duchessa Cristina (Galleria degli Uffizi), di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele (Torino, Palazzo Reale). Si dedica alla miniatura e alla natura morta, guardando a Fede Galizia, al cremonese Panfilo Nuvolone, ai pittori lombardi e nordici.

Altro che i fiamminghi! Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670) non era da meno di quei bravi pittori “lenticolari”
Vaso cinese con tulipani, anemoni e giunchiglie, con fico e fava, circa 1650–1655. Tempera con trace di matita nera su pergamena, cm 50,6 x 36,2 . Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Affina il suo stile e, nel 1637, alla morte di Vittorio Amedeo di Savoia lascia Torino, va in Francia e in Inghilterra a studiare la maniera sottile di quelle terre. Intorno al 1642 è a Firenze a lavorare per un decennio per i granduchi come illustratrice scientifica. Riscuote un gran successo. L’ultima sosta è Roma nel 1651 dove diventa, tra grandi onori, accademica di San Luca. Muore tra il 10 e il 15 febbraio 1670 lasciando all’Accademia tutti suoi beni, molti lavori e documenti.