Shara: “Non è vero che un’artista deve “darla” per affermarsi”

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È tornata sulla scena musicale con un brano dedicato a Mia Martini, ottenendo uno straordinario successo. Shara, al secolo Sarah Ancarola, racconta la sua nuova avventura discografica a OFF.

Shara, torni sulla scena musicale con “Infinitamente Mia”: come nasce questo nuovo progetto? 

È un progetto nato apparentemente per caso. Dico così perché nella vita nulla accade mai per una pura casualità, ormai ne sono più che cosciente. Lo scorso febbraio un’amica mi girò la locandina che pubblicizzava i provini della XXV edizione del Premio Mia Martini, invitandomi, con molto entusiasmo, a prendervi parte. Qualche giorno dopo, anche il mio compagno mi disse che erano in corso i provini di questo concorso canoro e mi disse di provarci, senza sapere che anche un’amica me lo aveva suggerito. Lo lessi come un invito da parte dell’esistenza a fare qualcosa che non avevo mai fatto, dato che non credo molto ai concorsi in generale. Inviai un mio video live e, dopo un paio di giorni, mi fu comunicato che ero stata selezionata per la seconda fase del concorso, che si sarebbe svolta ad aprile nella città di Scalea. Passai anche quella selezione e, per accedere alla terza, avrei dovuto scrivere una canzone per la finale radiofonica. Il titolo mi arrivò subito, proprio quando ero ancora lì a Scalea. Capii che dovevo omaggiare questa grande artista con un testo che parlava di lei, del suo intimo rapporto con la sua anima tormentata, accessibile a pochi, e la sua complicata vita. A settembre, il brano è arrivato tra i primi 10 in gara nella finale radiofonica e mi ha dato la possibilità di arrivare fino a Bagnara Calabra per la finalissima. L’omaggio alla memoria di questa immensa artista non poteva fermarsi solo alla canzone, per ricordare la grande Mimì pensai che bisognava far uso anche delle immagini, così mi venne l’idea di girare un videoclip proprio nella sua Bagnara che lei amava tanto. Sono più che felice di aver dato vita a questo progetto, perché mi ha dato l’opportunità di omaggiare e ricordare una delle artiste più grandi ed emblematiche che abbiamo avuto in Italia.

A quali altri progetti ti stai dedicando?

Oltre alla promozione di Infinitamente Mia, sto lavorando alla realizzazione di una iniziativa benefica, volta al supporto della popolazione di un villaggio africano. Per questo progetto ho già pronto il brano col relativo videoclip, che verranno lanciati all’inizio del nuovo anno per promuovere quest’iniziativa, che mi vede inoltre coinvolta con un grande concerto-evento al Teatro Mediterraneo di Napoli.

Come nasce la tua passione per il mondo dello spettacolo?

Le passioni sostanzialmente nascono con noi. Quella per la musica e per lo spettacolo in generale si è manifestata in me da subito, da piccola adoravo rovistare tra i dischi che avevo a casa e scoprire quali suoni e misteriose armonie erano segretamente nascosti in loro. Per non parlare del pianoforte, che mia nonna aveva a casa sua, quando andavo a trovarla mi perdevo per ore tra quei vecchi tasti nell’attesa di sentire qualcosa di magico. Vivo la musica come fosse pura magia.

Durante il tuo percorso professionale ti sei mai detta: “Ma chi me lo ha fatto fare?”

Oh sì, certamente! Sono i classici momenti di “sclero”, come li chiamo io, quando vedo il mondo attorno che gira in maniera opposta a me e ai concetti che faccio scivolare tra le note delle mie canzoni. Poi ritrovo la motivazione al “mio tutto” non appena ricordo che la Musica è una missione e che nulla e nessuno deve potermi sviare dal mio percorso, il mio messaggio di vita. 

Nei momenti più complicati, chi o cosa ti ha dato la forza per andare avanti?

È quella energia invisibile che è ben nascosta in ognuno di noi. Quella scintilla che ci rende tutti unici, ma fortemente connessi gli uni agli altri, perché parte della sostanziale matrice divina.

Il luogo comune che proprio non sopporti del mondo dello spettacolo?

Che un’artista donna deve solo “darla” per affermarsi e arrivare al grande pubblico, alla notorietà e al successo. Lo sento dire spesso quando vedono che un’artista donna ce l’ha fatta. Molti non si soffermano sul talento e sulle doti del “cervello” femminile, ma preferiscono togliere il merito, perché un’artista donna che si afferma con le sue sole forze farebbe cadere secoli di regno costruito sulla figura maschile.

Il prossimo step della tua carriera che ti piacerebbe raggiungere?

Sicuramente vorrei avere una mia canzone come main theme nellacolonna sonora di un film in stile Disney. Credo che una cosa del genere sancirebbe la realizzazione del mio sogno più grande.

L’episodio OFF della tua carriera? 

La mia è sempre stata una vita dai tocchi romanzati, quindi, di episodi OFF ne potrei raccontare tanti! Ce n’è uno che racchiude, in breve, tutto il mio mondo di musica (e non solo!) e io l’ho sempre tenuto nel cuore come un grande segno del destino. Era una mattinata di pioggia intensa di inizio Novembre. Londra si era svegliata sotto un fitto grigiore e all’insegna di temporali e non comuni delays. Ero diretta a Camden Town per un incontro di meditazione di gruppo, ma la metro fece un insolito ritardo di oltre 20 minuti e, quando arrivai a destinazione, avevano ovviamente staccato anche il campanello per non essere disturbati. Pensai che Dio non voleva per nulla aiutarmi a trovare risposte e un po’ di tranquillità. Feci alcuni passi, mentre un fiume d’acqua scorreva tra i miei piedi quando, a un tratto, notai qualcosa per terra, ma avevo troppa vergogna di abbassarmi per capire cosa fosse. Proseguii, ma qualcosa mi disse di tornare indietro per raccogliere quell’oggetto. Tornai indietro e quando mi abbassai per vedere cosa fosse rimasi sbalordita. Era un ciondolo a forma di microfono. Un grosso brivido mi corse per tutto il corpo e compresi che quello non poteva che essere un segnale. Quello stesso pomeriggio ero in teatro, al Dominion Theatre dove lavoravo, quando sentii un’energia fortissima alle mie spalle, era come se qualcuno mi stesse osservando. Mi girai e vidi che era Brian May, con in mano un secchiello di pop corn caramellati. James, un ragazzo che lavorava lì in teatro, mi si avvicinò e mi chiese di firmare un documento di omaggio per quei pop corn. Non potevamo, ovviamente, far pagare uno snack a uno degli autori di We Will Rock You, il musical che andava in scena proprio lì al Dominion! Pochi giorni dopo, il pacchetto che portavo sempre con me, contenente il mio primo album Pranava Rainbow insieme a qualche foto, vidi metterlo nel cofano dell’auto di Brian May insieme alla sua chitarra… la mia faccia tosta mi aveva fatto avvicinare il suo body guard. Da quell’episodio del ciondolo passarono alcuni giorni, io avevo quasi deciso di tornare in Italia quando al teatro fecero dei provini per il musical… ormai lo conoscevo a memoria!

3 Commenti

  1. certo non tutte la danno per fare carriera;non solo nello spettacolo, ma molte si, e qualcuna ci riesce ma molte altre se non hanno talento non ci riescono, perche alla prima apparizione scompaiono; parlo perche ho lavorato 30 anni nell,ambiente dello spettacolo, e ne ho viste di cotte e di crude…. anche alcuni maschietti hanno fatto carriere a darlo……sia il lato B che il lato A.

  2. ha ragione la signora! anche io non l’ho mai data e non me l’hanno mai chiesta… una piccola precisazione: sono un uomo, e non lavoro nello spettacolo!

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