Francesco Giubilei: “Essere conservatori è uno stato d’animo della natura umana”

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L'intervista OFF a Francesco Giubilei

In un paese dove i giovani hanno poca voce in capitolo, Francesco Giubilei rappresenta un caso particolare: 28 anni, di Cesena, possiede due case editrici, è docente universitario, interviene spesso in diversi programmi televisivi ed è tra i massimi esperti di cultura di destra in Italia. Il 4 febbraio organizzerà a Roma uno dei maggiori eventi mondiali della destra conservatrice.

Come è iniziata la tua carriera di editore?

Ho iniziato a fare l’editore all’età di sedici anni nel 2008, diventando il più giovane editore d’Italia; nel 2013, insieme all’imprenditore Giorgio Regnani, abbiamo fondato la casa editrice Giubilei Regnani che si affianca al primo marchio, Historica, che pubblica libri di narrativa, viaggio e saggistica divulgativa. Giubilei Regnani, invece, è specializzata in saggistica di carattere conservatore, liberale e sovranista. Fare l’editore è per me, ancor prima che un lavoro, una vocazione: ogni giorno dedico parte del mio tempo a leggere, perché per me pubblicare libri rappresenta una passione.

Come ti sei avvicinato al pensiero conservatore?

Sono da sempre un conservatore; essere conservatori, ancor prima che una corrente politica e culturale, è uno stato d’animo insito nella natura umana. Condivido il pensiero di Russell Kirk e di Roger Scruton che, a differenza del sociologo Robert Nisbet, non considerano il conservatorismo un’ideologia. Cerco di portare avanti un’intensa attività culturale per la diffusione delle idee conservatrici in Italia a partire dalla pubblicazione nel 2016 del libro Storia del pensiero conservatore, poi uscito negli Stati Uniti con il titolo The History of European conservative thought, e del pamphlet Il conservatore del futuro, tradotto anche in serbo. Con la nostra casa editrice Giubilei Regnani abbiamo inoltre pubblicato i principali autori conservatori italiani e alcuni classici come Il pensiero conservatore di Russell Kirk o le Riflessioni sulla rivoluzione francese di Edmund Burke.

Parlaci dell’evento che si terrà a febbraio…

Il 3 e 4 febbraio a Roma al Grand Hotel Plaza si terrà un evento molto importante per i conservatori italiani ed europei, si tratta della National Conservative Conference, una conferenza organizzata a luglio a Washington dalla Edmund Burke Foundation a cui hanno partecipato i principali esponenti del mondo culturale e politico conservatore americano, tra cui John Bolton e Peter Thiel. Dopo la prima esperienza americana, l’evento arriva in Europa, e il fatto che l’Italia sia il luogo scelto per organizzare la conferenza è sintomatico dell’importanza che la nostra nazione può avere nella creazione di un nuovo movimento conservatore a livello culturale e politico. L’unico organizzatore italiano della conferenza sarà il nostro movimento di idee, Nazione Futura, che sta crescendo giorno dopo giorno con l’attività dei circoli, eventi e iniziative a livello nazionale. L’evento di febbraio è un importante riconoscimento perché alcune delle più importanti personalità del mondo culturale e politico europeo discuteranno il tema Dio, onore e nazione. Tra gli ospiti italiani ci saranno Giorgia Meloni e Matteo Salvini, mentre tra gli stranieri il Primo ministro ungherese Viktor Orban, Marion Maréchal, Ryszard Legutko, Yoram Hazony e altri prestigiosi relatori.

Da cesenate come vedi le elezioni regionali in Emilia-Romagna?

La sfida in Emilia-Romagna è difficile ma non impossibile per il centrodestra. In Emilia-Romagna c’è un sistema di potere stratificato, la sinistra governa dal dopoguerra la nostra regione, anche se formalmente è dal 1970, così come la maggioranza dei comuni. Negli ultimi anni però questo sistema si è incrinato e in molti comuni anche capoluoghi, penso ad esempio a Forlì e Ferrara, il centrodestra è riuscito a vincere. Il motivo è legato all’esasperazione di gran parte del popolo emiliano romagnolo nei confronti di una sinistra che non ascolta più le esigenze dei ceti più deboli, dei lavoratori, degli operai, ma è diventata una sinistra radical-chic. A ciò si aggiunga una gestione del potere che si è sempre di più arroccata in sé stessa senza coinvolgere i cittadini né tenere conto del loro pensiero. Ora che si sono accorti di aver perso il seguito popolare di un tempo, cercano di nascondersi dietro a un finto civismo come fa Bonaccini ma siamo consapevoli che dietro vi sia l’apparato del PD.

Puoi raccontarci un episodio Off della tua vita?

Non può che essere legato all’attività editoriale. Avevo quindici anni, mi arrivò la risposta positiva dell’editore a cui avevo inviato il manoscritto del mio primo libro: feci i salti di gioia per tutta casa. Era un dialogo con mio nonno Italo, che oggi non c’è più, ed è un libro che ha un particolare valore affettivo per me.