Mantegna, umanista antico e moderno

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Andrea Mantegna, Camera degli Sposi Pubblico dominio

Ancora una mostra su Andrea Mantegna? Che cosa si può ancora dire su di lui? Dalla prima grande esposizione a Mantova nel 1961, di grande successo con duecento opere e oltre 250.000 visitatori a oggi ce ne sono state a decine, in Italia e all’estero. E poi, libri e cataloghi. Ma Torino ci ha provato, con la mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno (Palazzo Madama, 12 dicembre 2019-4 maggio 2020).

Che cosa possa dire e aggiungere questa mostra lo spiegano i curatori: l’opportunità di vedere importanti opere del pittore, giunte da musei vicini e lontani, dopo l’importante rassegna del 2006, in occasione dei cinquecento anni dalla morte, divisa nelle tre sedi di Mantova, Padova e Verona. Ma soprattutto profilare Mantegna nella sua personalità e cultura, approfondirne ogni aspetto, grazie anche al documentato catalogo (Marsilio).

Mantegna, si sa, è uno dei più grandi artisti del Rinascimento. Enfant prodige, a dieci anni, faceva già parte della Corporazione dei pittori di Padova come figlioccio del grande capo bottega Francesco Squarcione. Indicato come “de Vicentia”, era nato nel 1431 a Isola di Carturo. A diciassette anni è già “emancipato”, cioè maestro indipendente e ha importanti commissioni in chiese e basiliche padovane. A ventun anni sposa Nicolosa, la figlia di Jacopo Bellini diventando cognato di Gentile e Giovanni e legandosi a una delle aziende pittoriche più significative della città.

La mostra del Mantegna a Palazzo Madama a Torino
Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, CC BY-SA 4.0, Pubblico dominio

Da quel momento, una grande carriera. Lavori alla corte di Mantova, invitato dai Gonzaga; la Pala di San Zeno (1456-1459) per Verona; la Camera degli Sposi iniziata nel 1465 e finita nel 1474 per Mantova. Poi Firenze, Roma, grandi onori e commissioni sino alla morte a Mantova nel 1506. 

Mantegna era un umanista, un profondo studioso dell’antico, ma anche uno degli artisti più moderni e innovativi.

Su questo punta la mostra, che in sei tappe ripercorre tutta la carriera dell’artista presentando venti suoi dipinti, altrettanti disegni e opere grafiche, lettere autografe e una novantina di opere (dipinti,  sculture, stampe, medaglie, bronzetti, lettere autografe, volumi antichi a stampa e miniati) di artisti in rapporto con lui,  come Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, i fratelli Bellini, Leon Battista Alberti, Cosmè Tura, Ercole de Roberti e altri sino a Correggio.

Interessanti sono i possibili confronti come quello tra un San Bernardino da Siena dipinto da Francesco Squarcione del 1450 circa e un San Bernardino da Siena realizzato dal diciannovenne Mantegna nello stesso anno, forse ispirati da un modello comune. O tra una Madonna col Bambino in bronzo del 1445 circa di un seguace di Donatello e una Madonna col Bambino e santi su tavola di Mantegna del 1453-1454.

Il percorso è preceduto e integrato da una suggestiva proiezione multimediale nella Corte Medioevale di Palazzo Madama: tre grandi schermi fanno immergere il visitatore nelle opere e nei luoghi di Mantegna. Così è possibile vedere anche quelle opere difficilmente spostabili come le decorazioni della Cappella Ovetari di Padova o della Camera degli Sposi di Mantova, del celebre Cristo morto.

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Maurizia Tazartes
Storica e critica d’arte, svolge attività di ricerca ed è autrice di libri, saggi e articoli specialistici. Collabora alle pagine culturali di importanti quotidiani. Tra i libri più recenti Vermeer (Mondadori 2008), Il «ghiribizzoso» Pontormo (Mauro Pagliai Editore 2008), Piero di Cosimo “ingegno astratto e difforme” (Mauro Pagliai Editore 2010), Artemisia “Tintora romana” (Sillabe 2013), Hokusai (Skira 2016), Orazio Gentileschi “astratto e superbo toscano”(Mauro Pagliai Editore 2016), Artemisia Gentileschi (Skira 2017), Picasso (Skira 2017), Boldini (Skira 2017), Tra pittura e bordello. La vera vita di Agostino Tassi (Mauro Pagliai Editore 2017), Sorolla (Giunti 2019).