Non è scontato essere coerenti e al contempo crescere all’interno del proprio percorso artistico e umano e Michele Sinisi ci sta riuscendo di lavoro in lavoro. Nel tempo vi abbiamo raccontato di alcuni suoi allestimenti, cominciando con Miseria e nobiltà, quest’estate vi abbiamo parlato di Cenacolo 12+1 e non potevamo non riferirvi in merito alla sua ultima regia, andata in scena al Teatro Fontana di Milano (produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale con il contributo di Next-Laboratorio delle idee) dal 13 al 24 novembre e di cui è prevista una ripresa con diverse date nella stagione 2020-2021.
Questa volta ha scelto di cimentarsi con Harold Pinter e una delle sue opere più celebri, Tradimenti. In linea col testo di partenza, l’incipit prende il via dall’epilogo: due anni dopo la fine della relazione extraconiugale e si conclude prima che essa abbia inizio. Rispettando l’essenzialità dell’autore inglese, ci troviamo di fronte a una scena molto scarna (tanto da vedersi le quinte). L’attenzione dello spettatore si concentra su un muro composto da lettere e numeri che all’occorrenza gli stessi interpreti illuminano per contestualizzare i momenti sul piano temporale e logistico (va da sé che assume anche una valenza simbolica).
Sinisi interpreta Robert, il marito di lei (Emma – Stefania Medri) e Jerry (Stefano Braschi). Direste che si tratta di un triangolo come tanti, ma non è “banalmente” così. La peculiarità di Pinter è insita nella sua scrittura, apparentemente semplice, ma allo stesso tempo insidiosa. Questi attori sono stati molto incisivi nel cavalcare questo aspetto, che rievoca Beckett per la potente scarna essenzialità del linguaggio (la traduzione è quella ufficiale di Alessandra Serra) e i silenzi.
Un altro merito va dato a questo allestimento (collaborazione artistica Francesco M. Asselta): pur rispettando l’idea dello scrittore di rappresentare la quotidianità e come attraverso la comicità grottesca, emerga l’elemento tragico della vita di tutti i giorni; questa compagnia riesce anche a scardinare l’idea superficiale che molti si sono fatti su Pinter.
«Io ho deciso di affrontare questa “traduzione” in scena utilizzando come filo rosso quello del testo, in quanto opera d’arte. La professione di gallerista di Emma, quella legata alla scrittura di Jerry e Robert sono gli elementi attraverso i quali il percorso artistico interroga se stesso, nel testo e nella scena», ha dichiarato l’artista pugliese.

Con soluzioni semplici, spesso appunto “off”, oltre a ritrovarsi a ridere amaramente, arriva un punto in particolare in cui ci si diverte proprio. Ci riferiamo alla festa in cui Emma si cimenta in un ballo quasi senza fine (spettacolare la scelta dei brani), Jerry la osserva sempre più affascinato e in disparte e Robert sui gradini del palco che portano alla platea (e viceversa) sembra assorto nei suoi pensieri, eppure ci osserva. Tutto questo lo si recepisce con mille sfumature, perché quella danza è quasi catartica e sfodera diverse carte in gioco prima che tutto abbia inizio; ci si vorrebbe alzare e seguire Emma per il puro gusto del divertimento e parallelamente è straniante perché sappiamo (forse) tutto. Non vogliamo svelarvi troppo perché ci auguriamo che Tradimenti torni in cartellone a Milano, oltre a capitare anche in una delle vostre città.