Con alle spalle oltre 200 pubblicazioni scientifiche tra volumi, articoli e saggi, Enrico Musso esordisce nella narrativa con Esercizi di potere, edito da DeAPlaneta (pp.416, euro 16,00, anno 2019), un romanzo che reca con sé un duro attacco alla classe politica italiana quivi considerata incompetente, corruttibile, decadentista, misfattista e arrivista. Professore ordinario di Economia applicata all’Università di Genova, Enrico Musso è noto prevalentemente per essere stato senatore al Parlamento italiano nella XVI legislatura, membro delle Commissioni Lavori Pubblici e antimafia.
Esercizi di potere è il suo primo romanzo dove, a far da protagonista, è una legge sull’energia su cui si addensano gli interessi di uomini di potere, grandi imprese e organizzazioni mafiose. Gabriele Corso, senatore e relatore della legge sul pacchetto energia, è solo una pedina di questo gioco perverso dove a muovere le fila sono organizzazioni criminali estere, lobby di partito, la magistratura e altri personaggi non ben identificati. Altra pedina della vicenda è Sonya, la mistress più ambita della Capitale, mentre a far da contorno ci sono un giornalista, Riccardo Menzione, Stefano Frangi, un poliziotto e Dar’ya, economista dell’OCSE, esperta di temi energetici e arti marziali, ed ex allieva di Corso. Quest’ultimo infatti, prima di diventare senatore, era prima di tutto un docente universitario di geographical economics ed ha accettato la proposta del partito solo per motivi etici, spinto più dal desiderio di realizzare leggi migliori per gli elettori che per scopi privati. Una volta dentro i palazzi del potere si accorgerà ben presto, sulla sua pelle, del prezzo da pagare.
“Non si possono fare buone leggi in un paese marcio fino al midollo”, si legge in seconda di copertina del romanzo, ed è proprio addentrandosi nei meandri di Palazzo Chigi, di Palazzo Madama, nel dark web o in lussuose ville o alberghi di lusso che ci si rende conto – attraverso le pagine di questo libro – di quanto marciume si annida negli scranni del potere, e di quanto la mente di coloro che ne sono al di fuori possa essere deviata, plagiata o plasmata secondo un falso convincimento, frutto di pregiudizi, ipocrisie e mondezzai propinati dai media.
Ogni lettore, quando legge, legge se stesso, affermava Marcel Proust, volendo intendere che l’opera di uno scrittore è soltanto uno strumento offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non vede in se stesso. Esercizi di potere è certamente un’opera che ha molto di autobiografico, che s’adopera a realizzare quanto citato da Proust e per permettere al lettore di spalancare gli occhi su quelle che sono le verità, siano esse politiche o di cronaca, spesso e volentieri celate agli occhi dei molti per interessi personali.
Esercizi di potere è un thriller politico diverso dalle atmosfere noir su cui sono basati gran parte dei thriller italiani e internazionali, il linguaggio adoperato è un linguaggio tecnico e complesso che, tuttavia, riesce ad esercitare il suo fascino sul lettore e che lo trascina sino all’ultima pagina lasciandolo con un finale spiazzante.