Goya dipinse una sardina e qualcuno se la mangiò..

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Francisco de Goya, El entierro de la sardina, olio su tavola, tra il 1812 e il 1819, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, opera nel pubblico dominio, licenza mail.wikipedia.org, fonte The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM)

Questo articolo di Dalmazio Frau è stato pubblicato su L’Opinione delle Libertà

Chissà, mi domando, se gli ideatori delle “sardine” abbiano mai visto o conoscano il dipinto di Francisco Goya dal titolo La sepoltura della sardina […].

Anche nel dipinto di Goya c'era la...sardina, ma qualcuno se la mangiò
fonte ilgiornale.it

Perché di certo, se lo avessero fatto, non avrebbero potuto non notare come in quell’opera venga rappresentata una processione carnascialesca lungo il Manzanarre, il fiume che scorre a Madrid, che termina con la sepoltura di una sardina che però nel dipinto non c’è. Resta tutt’intorno una folla in delirio che urla e si agita in maniera grottesca e allucinata.

La sardina nella Spagna delle guerre napoleoniche allude dunque ad un popolo impazzito e privo di ragione durante il Carnevale, mentre da noi oggi le sardine, quelle che “non abboccano” […] sono diventate il simbolo della protesta anti Salvini in un nuovo carnevale fuori stagione […]

Anche nel dipinto di Goya c'era la...sardina, ma qualcuno se la mangiò
Francisco de Goya, El entierro de la sardina, olio su tavola, tra il 1812 e il 1819, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, opera nel pubblico dominio, licenza mail.wikipedia.org, fonte The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM)

Come nel dipinto di Goya, dove la sardina c’era ma qualcuno poi se la deve essere mangiata, i partecipanti ai “mob” avrebbero dovuto presentarsi in piazza con una sardina disegnata su un cartone. Se anni fa c’erano gli indiani metropolitani, i punk, la pantera, i girotondi o “girotonti” come qualcuno sarcasticamente li definì, i “se non ora quando”, il popolo viola e altri, oggi siamo scesi al livello di un branco di pesci.

Segni dei tempi, direbbe René Guénon, ignaro del prossimo raduno del pesce azzurro forse in quel di Firenze, quando vederle a Venezia sarebbe stato senz’altro più indicato – anche se rischioso – perché lì le “sarde in sa’or” sono piatto prelibato e ufficiale della cucina della Serenissima.

Personalmente gli auguro di non trasformarsi in partito, perché il Movimento 5 Stelle già a suo tempo ce l’aveva con le scatolette di tonno e le sardine costano meno.

Pesci, insomma, e non d’aprile ma novembrini, più simili quindi a un baccalà ci invitano a ricordare i versi di Gianni Rodari che recitano:

Indovina se ti riesce: / La balena non è un pesce, / Il pipistrello non è un uccello; / E certa gente, chissà perché, / Pare umana e non lo è.

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1 commento

  1. L’ho detto e lo ripeto: nei documentari sugli oceani si vedono branchi di migliaia, decine di migliaia, di sardine che si mettono a fare i “girotondi” per finire divorate da QUALCHE cetaceo o squalo. Ho scritto “qualche” in maiuscolo perché per far fuori le sardine non servono miliardi di esseri viventi: ne bastano tre-quattro. Per far nomi: Salvini, Meloni, Berlusconi, Toti.

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