“Paz”, misteri ed eccessi di un istrione dei pennelli

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La biografia di Andrea Pazienza, fumettista e disegnatore, è una di quelle non convenzionali, dove il genio si mescola agli eccessi e perfino al mistero di una morte, dannatamente prematura a soli 32 anni, le cui cause non sono mai state rivelate dalla famiglia.

L’inventore di personaggi come Zanardi e Penthotal, a cui sono stati già dedicati numerosi omaggi tra cui il film del 2002, Paz, per la regia di Renato De Maria e una ventina di luoghi e strade che portano il suo nome, viene portato ora sul palcoscenico dal poliedrico Andrea Santonastaso, figlio e nipote d’arte (Pippo Santonastaso e Mario Santonastaso), nello spettacolo itinerante Mi chiamo Andrea, faccio fumetti.

E’ un monologo disegnato, in cui Andrea Santonastaso racconta, attraverso le parole scritte da Christian Poli, l’arte di Pazienza. Mentre disegna, l’attore dichiara un senso di impotenza e inferiorità di fronte al talento immenso di questo istrione dei pennelli, ma anche di rabbia per lo spreco quasi cosciente di tanta arte in nome della follia. “Una constatazione di un Salieri di fronte a un Mozart– come viene descritto dagli stessi autori- una dichiarazione di resa di fronte alle sentenze perentorie del destino”.