Con la scusa dello spam Facebook ti mette in castigo

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ph. Dominic Smith fonte Flickr

La censura di Facebook si abbatte sul Primato Nazionale. Stamattina intorno alle ore 9 il social di Mark Zuckerberg ci ha comunicato che la nostra pagina è stata nascosta. Dunque per quasi 90mila utenti che avevano cliccato ‘mi piace’ non sarà più possibile vedere aggiornamenti, notizie e semplici post“. La denuncia arriva da Davide Di Stefano, giornalista, autore presso Il Primato Nazionale e autori di video documentari indipendenti da zone di guerra come Kosovo, Birmania e Siria.

Per ora la pagina non è stata disattivata del tutto ma solo nascosta. L’oscuramento della pagina precede la disattivazione“. Secondo quanto denuncia Di Stefano, la motivazione ufficiale fornita da Facebook è che Il Primato Nazionale violerebbe gli standard della community in merito allo spam.

L’azione censoria da parte del gigante social nei nostri confronti è iniziata subito dopo la pubblicazione di un articolo martedì sera, dove in esclusiva abbiamo riportato la lettera di risposta dei legali di Zuckerberg in merito alla censura di CasaPound, in vista della prima udienza presso il Tribunale civile di Roma il prossimo 13 novembre“. L’udienza riguarda il ricorso presentato da CasaPound Italia contro Facebook per chiedere la riapertura delle pagine e degli account “ingiustamente cancellati dai social di proprietà di Mark Zuckerberg.

Il post – aggiunge Di Stefano – è stato eliminato da Facebook dopo nemmeno cinque minuti con la motivazione della violazione della normativa sullo spam“.

Dopo due ore tutti gli account dei gestori della pagina sono stati bloccati temporaneamente. Facebook ha segnalato anche alcuni posti di profili individuali di gestori della pagina, classificando come spam anche dei post in cui si citava Pippo Franco.

Ma leggendo gli standard di Facebook, si vede chiaramente come non vi sia nessuna ragione valida per censurare un progetto editoriale in crescita un giornale, Il Primato Nazionale appunto, regolarmente registrato in Tribunale e distribuito in tutte le edicola d’Italia.

E’ evidente che ci troviamo davanti a una vera e proria rappresaglia sdi Zuckerberg“, afferma Di Stefano, “Un caso che dimostra come Facebook agisca al di sopra delle leggi italiane, infischiandosene dell’articolo 21 della Costituzione. E’ un altro grave attacco alla libertà di tutti“.

Ma tempo poche ore e la pagina Facebook del Primato Nazionale è tornata nuovamente visibile, l’accusa di spam chiaramente non poteva reggere.