Il cosmo creato dal caos: quando l’entropia è arte

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Hotel Chelsea Bathroom, Valerio Adami, Flickr, ph Alper Çuğun

Il progetto Entropia nasce dall’esigenza di mettere insieme il lavoro di alcuni artisti che per curriculum e mid-career sono simili. Tra questi Marco Angelini, Gianni Asdrubali, Luca Pignatelli e Marco Tirelli accanto ad alcune opere di maestri storicizzati come Piero Dorazio, Achille Perilli e Valerio Adami. Il concetto che ruota attorno all’esposizione parte da una  grandezza fisica, dunque qualcosa che sembra molto distante dall’arte”, spiega Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, curatrice della mostra collettiva inserita nell’ambito dell’iniziativa “Rome Art Week” e visitabile fino al prossimo 8 novembre presso la galleria “André-arte moderna e contemporanea” di via Giulia nella Capitale.

Idealmente, l’entropia è molto affine al paradigma artistico perché è una forza che scatena tutto per creare un nuovo Kosmos nel senso ellenico del termine. Un Kaos che tende ad aggregare nella costruzione di un ordine immaginifico diverso, scardinando il precedente”, sottolinea Nidiaci.

E se nelle discipline fisiche tale grandezza è considerata l’unità di misura del disordine, l’expo ne indaga la sua accezione empirica, motore propulsivo, attraverso le forme convesse e concave di Adami che si incastrano edificando paesaggi architettonici di raffinata geometria in una rielaborazione mentale e personale, tra universi e mondi preesistenti. Poi, le prospettive oblique di Dorazio, che nascondono un punto di vista modellato sulla perfezione stilistica e l’evanescenza nutrita da sfumature variopinte, quasi rarefatte, di Tirelli.

La ruvida tela militare su cui Pignatelli dipinge un aeroplano che sorvola le montagne verso orizzonti sconosciuti da scoprire è emblematica del crescendo di composizioni e scomposizioni, squilibri ed equilibri,che fanno parte del poliedrico mélange espositivo in galleria.

Sono partito dall’utilizzo di materiali di recupero, cimentandomi nella sperimentazione attraverso metalli e plastica. Ho deciso di portare due opere di astrattismo biomorfico in cui le forme si rifanno al mare o alla natura e sono cristallizzate all’interno di un contesto urbano complesso, che poi è il tema di riferimento di tutta la mia ricerca.”, dice Angelini, che aggiunge “In alcuni lavori riuso plastiche e scarti che vengono trasformati in reperti creativi. In altri casi, invece, si tratta di semplici acrilici su tela, ma il colore è talmente denso da generare creptature che si modificano nel corso del tempo. La dimensione temporale è la costante della mia indagine. In una terza opera ho esposto degli elastici per enfatizzare il tema della leggerezza e della mancanza di negatività, perché la mia visione artistica è sempre positiva, come in un gioco”.

Per Asdrubali l’espressione della sua cifra estetica è “una danza concatenata e inarrestabile di segni convulsi che vuole suggerire l’idea di una nuova armonia”. “La mia storia inizia nel 1979 quando, seduto davanti ad una parete bianca, ho avvertito che lo spazio neutro conteneva già un significante dovuto all’assenza. Il fatto che non ci fosse nulla mi spingeva a fare qualcosa, regalandomi la tensione verso l’azione, che non dipendeva da un protagonismo personale ma era strumentale al vuoto. L’idea è quella di far percepire il pieno di niente nella mancanza. C’è un’immagine piena di energia, che diventa corpo, si dà e si nega nel momento della sua apparizione. Sparisce e si ripresenta nello stesso momento”, confida l’artista.

Un percorso d’arte in cui l’eclettismo dei maestri si traduce in codici comunicativi da decodificare mediante lo sguardo, rendendo proprie esperienze pittoriche e di vita che appartengono solo a chi le crea.