Angela Lazazzera, pittura illuminata dal buio

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Rivelazione

Tele dalla bicromia chiara e scura, da dove emergono figure umane che si trasformano in forme posticce e immaginifiche, che si concretizzano come provenissero dagli arcani mondi dei sogni e dell’immaginazione.

Descriverei così la poetica artistica della giovane pittrice classe 1990 Angela Lazazzera, che attraverso le sue opere dimostra indiscutibilmente la sua abilità nel figurativo, riuscendolo però a personalizzare, trasportandolo in una dimensione tutta sua. Questo lo fa a tratti con un’intenzione drammatica, a tratti ironica. Affezionata alla figura umana, dipinge volti, corpi nudi, solo raramente virando sui soggetti animali, giocando in modo ottimale, dal punto di vista cromatico, sia col colore pieno che con lo sfumato.

Quello che emerge fin da subito in questi dipinti è l’uso della luce, evidente perché si fa utilizzo di sfondi scuri che convergono sempre nel colore nero. In questo modo il soggetto centrale ha vivissimo risalto, fuoriuscendo come fosse un improvviso sprizzo dalla tela.

Il peso della coscienza

Ma solo per fare un esempio, accertando gli elementi fin qui citati, prendiamo un’opera, Il peso della coscienza: in questo caso troviamo una donna dalla corporatura robusta inserita all’interno di uno sfondo, appunto, nero. Interessante porre in risalto un fattore del quale non si è parlato, vale a dire il lato più squisitamente significativo e concettuale di queste opere. In questo senso il peso della coscienza sembrerebbe farci sentire addosso un fardello così grave da trasformare il nostro stesso corpo, come se la donna rappresentata in questione fosse stata raffigurata così non tanto perché lo sia nella realtà, ma perché si sente così, oppressa da una pesantezza interiore della quale non riesce a liberarsi – ritroviamo quindi quel lato anche ironico al quale prima si accennava.

Legame

I lavori dell’autrice raggiungono in certi casi un grado di astrattismo molto elevato, come accade in Legame, dove i protagonisti sono due persone senza volto: la bambina in primo piano, della quale il viso è appena accennato, e l’uomo in secondo piano, presumibilmente il padre, che ha perso completamente i suoi tratti umani a favore della cromia bianca – diventando forse un angelo. I due si tengono abbracciati, come a ricordare un legame che nel presente ormai non esiste e che può essere rintracciato solo nel ricordo o nella visione.