Francesco Messina (1900-1995) autore del «Cavallo morente» che accoglie giornalmente i dirigenti Rai a viale Mazzini; ma anche del monumento funebre di papa Pio XII a San Pietro.
Eccolo. A lui è infatti dedicata la mostra in quel di Linguaglossa (Catania), sua città natale, fruibile fino al prossimo gennaio: Francesco Messina, segni e forme, la ricerca instancabile di una vita. Un allestimento monografico che raccoglie statue, studi e bozzetti realizzati tra gli anni Sessanta e Ottanta. Cavalli (manco a dirlo) e ballerine i soggetti ricorrenti.
“Il rapido movimento orizzontale dei cavalli si contrappone, quasi in musicalità plastica, con le sinuosità delle forme delle ballerine”, segnala lo storico Andrea Giuseppe Cerra nel catalogo ufficiale.
E se il soggetto equino vale come metafora delle inquietudini dell’uomo nel Novecento, il corpo delle danzatrici rivela dell’altro: la forte dolcezza della bellezza femminile.
Tra le muse due grandissime, Carla Fracci e Aida Accolla. Quest’ultima è stata a buon di diritto la modella di tutta una vita: colei che gli affatto cogliere l’intrinseca armonia dei muscoli in tensione.
“A forza di lavoro, le sue statue nascono come creazioni piacevoli a guardarsi, a toccarsi, a fiutarsi; hanno infatti anche un “buon odore”…” scriveva Giorgio de Chirico nel 1938. Assai apprezzato in Unione Sovietica, la passione civile di Messina fu senza riserve.
Tant’è che nel 1955 sottoscrisse l’appello alle autorità statunitensi per la liberazione di Ezra Pound. E lo fece appunto perché in quella prigionia vide la manifestazione plastica di un dramma squisitamente umano.