Luca Corbellini (20 maggio 1977, vive e lavora a Roma) è il vincitore del Premio Arti Visive CulturaIdentità con l’opera Andante ma non troppo, olio su pvc inciso: un crossover di istanze futuriste e visionarietà post surrealiste, nel quale, grazie a quella sorta di carrozza volante raffigurata in uno scenario fantastico, ci piace anche riconoscere recondite armonie visuali all’aeropittura. Sovente nelle arti visive l’istanza più “illustrativa” viene considerata ancillare rispetto alla pittura, ma è solo un pregiudizio culturale (e commerciale), perché spesso questo genere d’arte raggiunge risultati dignitosissimi.
Caro Luca, spiegaci il perché di queste forme “strane” e geometriche delle tue tele?
Mi piace molto il segno, il tratto e con esso occupare e dividere lo spazio. Cerco di preservare una generale armonia nell’immagine dando “un senso” a tutte quelle linee che formano oggetti, uniti tra loro come se tracciassero un circuito, una rete: sconosciuti ma reali nel loro spazio.

Sei un tatuatore di professione: che differenza c’è fra fare un disegno su un corpo e farne uno su una tavola?
Ci sono ovviamente differenze a livello tecnico. Quando mi trovo solo, davanti ad una tela, entro in una dimensione senza tempo, dove mi posso esprimere liberamente senza condizionamenti esterni: creo l’immagine, spinto da un bisogno di ricerca interiore.
Oltre agli artisti visivi, c’è forse anche qualche scrittore (magari americano, magari cyberpunk, magari sci-fi) che in qualche maniera ti ha influenzato?
Sicuramente mi hanno influenzato molti artisti, spaziando fra libri, film, musica, fumetti, cercando però di mantenere una mia originalità. In molte mie opere si avverte l’influenza fantascientifica, che ho assorbito in passato da vari autori come Philip Dick (il cacciatore di androidi e il film Blade Runner), ma anche da scrittori come Zecharia Sitchin, che unisce storia e scienza, ipotizzando nuove realtà.

Hai ricevuto il premio nella patria dell’aeropittura: quanto c’è di futurista nei tuoi lavori?
Mi piace dare all’immagine dinamismo, usando la forza del tratto e stravolgendo la prospettiva, creando un nuovo punto di vista surreale. Linee in movimento che creano forme nuove e futuristiche con una loro fisicità che stimolano l’immaginazione.
Nelle tue opere sono spesso presenti forme tubolari e la prospettiva del quadro è talvolta a “occhio di pesce”, talaltra “vorticista”: vuoi spiegarci la ragione di queste aberrazioni prospettiche?
Alle forme in movimento voglio dare forza e vitalità, stravolgendo le prospettive e creando accostamenti vibranti di colore, stimolando con le forme visionarie l’immaginazione di chi osserva.
I tuoi personaggi sembrano provenire da un mondo visionario, ma se dovessi ritrarne uno storico, chi vorresti ritrarre?
Albert Einstein. Con il suo genio ha unito filosofia e scienza, aprendo nuove visioni e nuove prospettive per il futuro. Mi appassiona molto la fisica quantistica, con cui ci trovo una connessione spirituale.