Sono stati i pionieri dei mega-show musicali nella nostra penisola, calcando i palchi del Belpaese con costumi spaziali e argentati, teste apparentemente rasate a zero, movenze robotiche e brani cinetici. In un tripudio di laser, fumi e astronavi. Nati in Francia nel 1975 per idea di Claude Lemoine, i Rockets arrivarono in Italia nel 1978. Il successo fu immediato. Gli “extraterresti on stage” vendettero un milione di copie con l’album Plasteroid, vinsero un Telegatto con Galactica e girarono lo stivale con centinaia di concerti. Ricordati al festival di Sanremo del 1996 da Elio e le Storie Tese, che ne replicarono il look con un travestimento impeccabile, i Rockets sono tornati quest’anno con Wonderland, un concept album caratterizzato da una contaminazione di oltre cinquant’anni di stili e sapori musicali. “E’ un vero viaggio nel tempo” commenta Fabrice Quagliotti, leader della band, l’unico musicista rimasto della formazione storica. “I primi album dei Rockets avevano testi che rappresentavano, per noi in quel periodo, lo spazio nelle sue varie dimensioni. In questo album i Rockets sono molto preoccupati per quanto sta succedendo al nostro pianeta: la mancanza di rispetto nei suoi confronti, l’inquinamento fuori controllo, le guerre di potere, la mancanza di punti di riferimento e di ideali veri. Confidiamo nella purezza d’animo dei bambini. Solo loro, aiutati da un’educazione basata su criteri e principi sani, potranno salvaguardare la Terra. Non ci vogliamo porre come ecologisti, ma vedere il maltrattamento di quello che è la nostra unica fonte di vita fa male davvero. Cerchiamo quindi di tornare ad essere bambini per salvare il salvabile e non andare incontro ad una catastrofe. Un messaggio semplice, consapevole ma profondo”.
Degli esordi del gruppo cosa ricorda?
Io sono entrato a fare parte della band verso la fine del ’77, quindi non ho ricordi degli albori. Ma il finire del ‘77 è stato magico: il mio ingresso nella band, il mio primo lavoro come tastierista su On the Road again, il primo tour Italiano.
Il successo è esploso in Italia. Come mai, secondo lei, non in Francia?
Perché abbiamo incontrato due personaggi chiave: Maurizio Cannici, art director CGD, e Maurizio Salvadori della Trident Agency. Hanno creduto in noi e hanno investito su di noi. Il risultato non si è fatto aspettare. Il successo si è allargato in Russia e Germania. In Francia eravamo partiti molto bene, poi c’è stato un blocco. Eravamo troppo avanti per i francesi.
L’idea delle vostre tutine spaziali di chi è stata?
L’idea del look è stata di Claude, il nostro ex producer, e di ogni uno di noi. Eravamo noi stessi a disegnare ogni singola tuta.
Ripercorrendo la storia musicale del gruppo, di cosa è più orgoglioso?
Sono orgoglioso di avere aperto una porta, anzi un portone, ad un stile musicale a cui in tanti si sono ispirati. Vedi Justice, Daft Punk ed altri.
C’è, invece, qualcosa che se potesse non rifarebbe?
Sì. Non uscirei più con l’album P Greco 3,14 e farei uscire il materiale che era già pronto ma che era stato rifiutato dalla nostra casa discografica: errore madornale! Non avremmo dovuto tener conto di certi pareri.
Dopo il grande boom, gli anni Ottanta non vi hanno regalato lo stesso successo. Cos’è accaduto?
Il nostro problema è stato la nostra immagine. Un look così forte ti imprigiona perché se vuoi cambiare rotta poi hai difficoltà. Inoltre è arrivata la New Wave. Ci siamo evoluti, ma forse non avevamo brani abbastanza forti, erano fuori “moda”.
Nella musica come ci si adegua ai gusti che cambiano e alle esigenze del mercato?
Personalmente non mi adeguo alle esigenze di mercato e questo so che ci limita. Sicuramente il nostro sound è attuale con sonorità ricche di contaminazione anni ‘70 e ‘80. La scrittura musicale è anche diversa, ma l’anima Rockets è rimasta immutata, anche se meno apparente.
Della scena musicale odierna che idea ha e cosa le piace?
La scena musicale è in continuazione mutazione e questo mi fa solo piacere. Ci sono nuovi stile musicali e nuovi personaggi che spiccano con un’immagine molto forte come ad esempio Billie Eilish, Lady Gaga, Sia e tanti altri. Personalmente seguo da alcuni anni gli Immagine Dragons e da poco la band Francese Videoclub. Sono molto french touch anni ‘80 e faranno strada.
Del tributo di Elio e le Storie tese a Sanremo cosa mi dice?
Bel ricordo. Non seguo Sanremo, ma ricordo la mia ex compagna che mi chiamò dicendomi: “Vieni di corsa, guarda un po’!” Erano Elio e le Storie Tese vestiti da Rockets. Che risata! Il giorno dopo ho contattato Elio. In seguito sono andato a Como ad un loro concerto. Li ritengo grandi musicisti e artisti, sono molto simpatici.
Quali progetti avete?
Per fine novembre, in collaborazione con Gianni Bono Edizione, uscirà un fumetto Rockets. Poi concerti in Europa e si chiuderà un ciclo.