“Non posso stare senza la Fi”. Anche alle donne piace la Fi”. Sono queste alcune delle frasi usate dall’agenzia Artsmedia per la campagna di comunicazione social della Fidelis Andria, squadra di calcio militante in serie D, per lanciare gli abbonamenti alla prossima stagione. Peccato che, dopo poco tempo dal lancio della campagna, è scattata la mordacchia anti-sessista di certi giornali che non si sono astenuti dai soliti commenti di circostanza. Di seguito le parole della presidente del CAV (Centro Anti Violenza) Patrizia Lomuscio comparse in un commento al post della Fidelis targato Arsmedia: “Ho chiesto immediatamente alla società di cambiare la pubblicità, altrimenti mi vedrò costretta, in qualità di presidente del centro antiviolenza ma anche donna, tifosa da anni, a segnalare alle autorità competenti. Non mi sento rappresentata da questo tipo di pubblicità”. L’agenzia però, come ovvio, non voleva offendere nessuno e a passare per sessista non ci sta. Il CEO di Artsmedia Giuseppe Inchingolo ha infatti precisato in mattinata al Giornale OFF che: “Le immagini con la scritta ‘Non posso stare senza la Fidelis’ o ‘Anche alle donne piace la Fidelis” sono state volutamente tagliate perché l’idea dietro la campagna è che l’amore per la squadra sia talmente grande da non poter essere contenuto in un post social”. Facendo questo, come quando un immagine da caricare sui social risulta troppo grande per essere contenuta nel rettangolo o nel quadrato a disposizione, risulta sformata o addirittura, come in questo caso, tagliata. “L’invito che la campagna di comunicazione fa è il seguente – precisa Inchingolo – Uscire dai social, che non possono contenere l’amore per la Fidelis, e andare allo stadio a tifare!”. Un amore così grande non può essere contenuto nei social, non per niente l’hashtag della campagna abbonamenti 2019/2020 è #amoresenzafine.
Ora, sarà forse perché Artsmedia collabora fra gli altri con Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini, nella comunicazione leghista che la loro campagna per la Fidelis Andria è stata bollata da subito come sessista a causa di un gioco di parole? Il sospetto è più che legittimo a questo punto, viste le ampie spiegazioni che l’agenzia ha fornito alla stampa in seguito alla polemica. Polemica che per altro, non esiste, come non esiste sessismo in questo caso: ad esistere piuttosto è una campagna di marketing e un gioco di parole a supportarla. Ma se anche ci fosse l’intento di “giocare” con le parole: c’è qualcosa di sbagliato nel riconoscere tramite un post, un pubblico omosessuale femminile ad una squadra di calcio? O l’amore per il calcio è prerogativa solo di alcune categorie di persone?. Assolutamente no. Quindi se anche ci fosse stata la volontà di giocare su questi aspetti, che cosa ci sarebbe di male? Forse l’unica cosa inquietante di tutta questa storia è che la mannaia dell’anti sessismo è calata ancora una volta su chi non rientra nei canoni belli ed educati del politicamente corretto, su professionisti che sanno fare il loro lavoro e, non per niente, partecipano alla campagna del primo partito Italiano.