Marco Angelini, memorie fluide d’arte italiana a Varsavia

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Marco Angelini, memorie fluide d'arte italiana a Varsavia
2018 - UNTITLED - cm 30x30 - mixed technique on canvas

Sono “memorie fluide” quelle della mostra Fluid Memories, personale dell’artista Marco Angelini che esporta a Varsavia le sue opere fino al 24 maggio negli spazi espositivi della galleria Apteka Sztuki, per un progetto realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura nella capitale polacca e curato da Katarzyna Haber e Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci.

Lavori a tecnica mista nati tra il 2017 e il 2019, un video, un’installazione e un concept incentrato sul “carattere liquido della società” contemporanea. “Il fluire e confluire di oggetti, forme, colori e spazi è peculiare, preciso ma mai pre-concettuale, permettendo al campo visivo dello spettatore un’immersione incondizionata, come in un gioco di scomposizione-ricomposizione tra particelle simile ad un puzzle, che si alimenta in modo inarrestabile”, spiega Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci nel contributo critico del catalogo a corredo dell’esposizione e sottolinea: “Tutto è concatenato e dunque consequenziale, come una fonte di benessere che si auto-rigenera: l’arte di Angelini prescinde la negatività e l’affanno, scevra da ogni malessere ci accompagna verso una placida accettazione del nostro vissuto, utilizzando la memoria come veicolo inesauribile a cui attingere per generare nuovi frammenti, nuove vie, nuove ri-soluzioni”.

Perché l’esistenza è essa stessa fluida, in divenire, ma non può prescindere dalla quotidianità e dai ricordi.

Nelle opere di Marco Angelini, che si fa portavoce della creatività made in Italy in Polonia, c’è l’accettazione del proprio background e la scoperta di una memoria storica che ammalia lo spettatore con interrogativi appartenenti alla vita di ognuno di noi. Angelini studia il fenomeno metropolitano, interpreta da sociologo, attraverso l’arte, habitat e consuetudini della modernità. E per l’artista la tela diventa il luogo ideale d’incontro tra simboli, materia e segni che racchiudono un significato quasi pedagogico. Le città costituiscono lo scenario in cui sopravvivono istinti e pulsioni che, interagendo con l’universo della tecnologia, mutano nello spazio dei contrappassi e delle contraddizioni da cui è difficile fuggire. Così la continua ricerca espressiva viene dominata dal riuso creativo della materia ( ferro, viti, carta, chiodi e nastri di registrazione) che si fa leggera e trasfigura la pesantezza dettata dalla forza di gravità.

Per Angelini, le cui opere sono state acquisite da prestigiose collezioni private in giro per il mondo da Londra a New York, da Milano alla Città Eterna nella Fondazione Roma di Palazzo Sciarra, l’arte ha una funzione sociale con l’obiettivo di ridare visibilità alle cose, creando sinergie, condivisioni e, soprattutto, comunicando messaggi ma senza imperativi categorici  ideologizzati.