Giò Sada, da X Factor a Gulliver il nuovo inizio

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Giò Sada, da X Factor a Gulliver il nuovo inizio

L’abbiamo conosciuto come Giò Sada. Ora il cantautore, artista e attore pugliese vincitore della nona edizione di X Factor Italia, è diventato Gulliver. E’ infatti questo il nome che ha scelto per il suo nuovo progetto solista.

Si può dire che Gulliver rappresenti per lei un nuovo inizio?

In un certo senso sì, è l’inizio di questa parte del mio percorso artistico. Non sono solito mettere pietre sopra al passato, soprattutto quando si tratta di un passato creativo. Diciamo che in questo momento della mia vita, dopo le esperienze degli ultimi 5 anni, qualcosa dentro di me aveva l’esigenza di uscire allo scoperto e voleva anche avere una propria identità. Ecco che arriva Gulliver.

Perché l’esigenza di tornare con un nuovo progetto?

Perché è bello esplorare il circostante ma è altrettanto bello esplorare se stessi e quando ho cominciato a farlo in maniera più profonda, assieme al “buio” che necessariamente si affronta in alcuni periodi della vita, vi ho trovato un nuovo slancio.

Il suo nuovo singolo si chiama 100Vite. Lei è giovanissimo ma pare averne già vissute un bel po’…

Questo non posso confermartelo, ma l’immaginazione ti permette di immergerti in pensieri lontani dal consueto. Nel caso di 100Vite, è un pensiero che in molti si augurano, ossia l’aver amato e l’amare qualcuno nel presente così profondamente che non si può far altro che augurarsi a vicenda di ritrovarsi in un’altra vita, in un luogo qualunque e sotto qualsiasi altra forma. O “lo facciamo già da 100 Vite?”

E’ innamorato?

Sì.

La musica quando ha cominciato ad appassionarla?

Non ho un ricordo preciso del quando, come Obelix caduto da piccolo in un calderone magico che gli ha permesso di avere una forza sovrumana, nel mio caso fin da piccolo sono stato immerso in un calderone di musica che mi ha predisposto ad un ascolto libero e che spazia in generi e suoni apparentemente agli opposti.

So che il suo mito è suo nonno, che si è salvato grazie ad una chitarra.

Sì, durante i 6 anni di prigionia – dal 1940 al 1946 – nel campo YOL, prigione inglese alle pendici dell’Hymalaya, grazie al fatto di saper suonare la chitarra è riuscito a formare una banda con altri musicisti presenti nel campo, con i quali ha girato gran parte dell’India.

Quali sono i valori più importanti che la sua famiglia le ha trasmesso?

L’avere rispetto e fiducia nel prossimo, la gentilezza e gli occhi molto aperti

Che adolescente è stato? Ha dato filo da torcere ai suoi genitori?

Diciamo che a parte qualche episodio tutto sommato sono stato bravo. Lo sono stato anche a non farmi scoprire.

Con la vittoria ad X-Factor il successo non ha rischiato di travolgerla?

Sicuramente sì. Ho affrontato diversi momenti di pesantezza, ma per come la vedo sono momenti che aiutano a fare quello che faccio, quindi non vedo le difficoltà come qualcosa di assolutamente negativo.

Ci sono stati dei no e delle porte in faccia che si sono rivelati positivi?

Certamente sì, non solo quelli ricevuti, ho scoperto che anche quelli dati servono molto.

Ha studiato alla facoltà di Beni Enogastronomici e ha girato gli Stati Uniti con Joe Bastianich. Qual è il suo rapporto col cibo?

Amo il cibo, i sapori nuovi, le ricette tradizionali, gli ingredienti. Quando parlo di musica faccio sempre paragoni con il cibo.

Quali sono le sue paure più grandi?

Perdere l’immaginazione, smettere di sognare ad occhi aperti.

Del suo prossimo album cosa può anticipare?

Che sono finalmente nudo.