Jo Squillo: “Dal lancio dei tampax al lancio del cocco”

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Jo Squillo: "Dal lancio dei tampax al lancio del cocco"
Ph.@gabriele_battaglino_italy_Instagram

“Tieni, mangia!”. E inizia a lanciargli cocci di cocco, manco fosse un babbuino (il destinatario del lancio, non la lanciatrice). Lei è Jo Squillo, infuriata all’Isola dei Famosi edizione 2019. Bersaglio dei cocci di cocco: Aaron Nielsen. Durante la fase preliminare della prova leader, vinta da Aaron Nielsen e Soleil Sorge, ogni concorrente doveva rompere dei cocchi con un martello e poi trattenere, fino al termine di un percorso tracciato, il latte del frutto in bocca in modo tale da riempire, il più in fretta possibile, un recipiente. Soleil ha finito per prima la prova, ma Jo Squillo ha tentato di nascondere dei pezzi di cocco all’interno del suo costume. Alvin, accortosi delle intenzioni di Jo, ha rimproverato la concorrente, invitandola a buttare il cibo. A quel punto l’artista ha preso i pezzetti e glieli ha tirati addosso al grido di “Tieni, mangia!”. A questo punto non possiamo non proporvi la nostra intervista, in cui la mitica Jo Squilla ci confessa che, di lanci di oggetti, lei s’intende…(Redazione)

Di recente ha collaborato con le detenute in un percorso di riabilitazione. Che idea si è fatta delle condizioni delle nostre carceri?

Le carceri custodiscono e rinchiudono il corpo. La loro funzione dovrebbe anche essere quella di curare e, se ci sono le condanne che lo permettono, di rieducare la persona. Molte donne sono finite in carcere per la scarsa opportunità che la vita ha dato loro. Quindi, una volta libere, non hanno gli strumenti per realizzare un percorso di vita sano e giusto. La problematica è questa. A San Vittore come altrove si è evidenziata una casistica di rientro: persone che, una volta uscite, non riescono a integrarsi nella società. Noi cerchiamo di lavorare in questo contesto per smuovere le coscienze. San Vittore dovrebbe cercare di dare stimoli per trovare quelle risorse interiori che consentono di fare un percorso di vita equilibrato.

Parlava di smuovere le coscienze. E’ quanto cerca di fare dai suoi inizi. Mi viene in mente quella volta in cui, con il gruppo tutto femminile delle Kandeggina Gang, lanciò dei Tampax macchiati di rosso sul pubblico di Piazza Duomo, a Milano.

Ho iniziato negli anni ’80 con la musica e in quel periodo il rock e il punk erano le espressioni per andare contro un certo tipo di società. Già in quegli anni le donne non potevano andare in giro con le minigonne perché, se venivano violentate, erano giustificati gli uomini. La colpa, infatti, era considerata delle donne, che non si coprivano. Una delle mie prime canzoni è stata proprio Violentami sul metrò, che in modo provocatorio mostrava la forza del femminile nel reagire a questa violenza. Con il Tampax volevo alzare l’attenzione su un argomento da sempre considerato tabù. I Tampax sono un oggetto indispensabile per le donne, ma sono tassati come fossero un bene superfluo. Mi sembra una mancanza di rispetto per noi, dovrebbero essere gratuiti.

Quando ha scritto Siamo donne aveva avuto una percezione del successo che poi questo brano avrebbe ottenuto?

Un artista quando fa le cose non pensa a quello che succederà poi. L’idea era di creare un grande e coraggioso inno del femminile e così è stato. Le donne l’hanno adottato, è diventato il simbolo musicale di una generazione di donne che non ci stanno a essere pagate meno degli uomini, a essere discriminate quando diventano madri, a non vedere riconosciuto il ruolo sociale che rivestono occupandosi di anziani e bambini.

Jo Squillo: "Dal lancio dei tampax al lancio del cocco"
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Lei cantava: Oltre le gambe c’è di più. Le donne ne sono consapevoli, gli uomini non l’hanno ancora capito.

Esatto. Ancora oggi non lo capiscono. Dobbiamo fare un lavoro forte per ottenere il cambiamento culturale. Ecco perché nascono queste iniziative come quella del 7 marzo. E anche l’8 faremo festa schierandoci contro la violenza di genere, con otto ore di cultura e progetti.

Dello scandalo Weinstein che idea si è fatta? Le sono mai state fatte proposte indecenti?

Sono sempre stata quella che ha detto di no subito, e infatti non ho fatto carriera. In tutti i mondi funziona così, in quello dello spettacolo soprattutto. Nel mondo della musica un po’ meno, perché per fare strada devi saper cantare. Nel cinema, invece, basta che tu sia una bella ragazza e sia disponibile. Il problema è che ci sono uomini vergognosamente e schifosamente malati di potere che provano gusto nel soggiogare e mettere in difficoltà le donne. E’ una forma di sadismo e riaffermazione del maschio. Sapendo noi donne di essere prede, purtroppo, dobbiamo anche sapere come comportarci. Io, ad esempio, quando andavo agli appuntamenti di lavoro portavo sempre con me la mia sorella gemella. Oppure sfinivo gli uomini raccontando tutta la mia biografia. Non ho mai trovato qualcuno che abbia sorpassato il limite, perché quel limite lo creavo io.

Senza quel limite ci sarebbero state più opportunità per lei?

Senza nessun dubbio. Avrei avuto molto di più.

Di uomini prevaricatori ne ha incontrati anche nella sfera privata?

Con i miei 30 anni di femminismo è stato abbastanza difficile. C’era un’autoeliminazione naturale degli uomini. Scappavano prima.

Condivide con noi un episodio off dei suoi esordi?

Ricordo la mia prima canzone, Violentami sul metrò. Avevo i capelli verdi e la cresta. Come già detto, avevo buttato i Tampax dipinti di rosso ed ero una giovanissima femminista che gridava al mondo la voglia di parità e di rispetto dei diritti.

Non solo femminista, è stata anche la capolista del Partito Rock…

Il mio è stato il primo partito indipendente, quindi una lista di movimento vera. Ancor prima di Grillo, sono ricorsa al “vaffanculo” perché il nostro simbolo era il dito medio alzato. Sono sempre stata una movimentista, a favore delle battaglie civili e sociali.

A proposito di battaglie, l’aborto non è ancora ben visto nel nostro Paese.

Hai ragione. E’ per questo che esiste un nuovo femminismo: le mie battaglie non sono mai finite. C’è un ritornare indietro nelle conquiste delle donne. Ancora oggi non è stato conquistato il diritto di poter scegliere sul proprio corpo.

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La donna che non diventa madre viene ancora vista “non completa”.

Io non ho avuto figli e mi sento pienamente completa e realizzata. Ho scelto di non essere madre e credo esistano diversi modi per esserlo. Ho un’azienda con cui do lavoro a tanti giovani. Nei loro confronti mi pongo in maniera educativa. Il mio istinto materno lo rivolgo a chi è al mio fianco e cresce con me.

Alle quote rosa è favorevole o contraria?

Sono favorevole. E dopo aver visto il festival di Sanremo di quest’anno, direi che andrebbero introdotte anche lì. C’erano solo quattro cantanti donne su venti concorrenti. La minoranza delle donne è evidente anche nel cinema, nell’arte, nel giornalismo.

Leggi anche: Giusy Versace e Jo Squillo, Wall of Dolls contro la violenza sulle donne

1 commento

  1. L’aborto come “salute riproduttiva della donna”, vigliacco espediente per giustificare lo sterminio di due miliardi di non nati, sacrificati sull’altare dell’ideologia femminista. Un conto sono i diritti delle donne, un conto i deliri del femminismo radicale e antagonista che sta distruggendo il tessuto sociale dell’Occidente agendo da semplice strumento di rottura per élite ormai ben chiaramente delineate, spesso nascoste all’ONU che dei bisogni degli uomini (maschi e femmine) non sanno che farsene e si mascherano dietro campagne ideologiche inventate a tavolino per realizzare i loro luciferini progetti di ingegneria sociale.

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