Franco Micalizzi, 50 anni di cinema e colonne sonore

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Franco Micalizzi: "Morricone? Mi schiaffeggiò perché era invidioso!"
fonte: Facebook

Classe 1939 ma con l’entusiasmo di un ventenne. Franco Micalizzi, autore della colonna sonora di Lo chiamavano Trinità e di altre 80 composizioni per il cinema tra western, polizieschi e commedie, racconta 50 anni di carriera e i suoi progetti futuri: uno spettacolo teatrale e un nuovo album di pulp music.

Maestro, da sempre sulla cresta dell’onda…
Sì, ma quanta gavetta! Il mio esordio fu a 1959 nelle mitiche Grotte del Piccione, a Roma. Lì si esibivano mostri sacri come Bruno Martino, Fred Buscaglione e una giovanissima Mina. Suonavo la chitarra ed entrai nei Robby’s! Suonammo anche a Milano ma non avevamo una lira. Fortuna che un ristorante ci fece credito… Tutto iniziò così.

Per proseguire con tournée all’estero di grande successo.
Ma con qualche incidente di percorso. In Grecia, all’Asteria di Glyfada, Onassis in persona ci fece scendere dal palco perché gli piaceva solo la musica popolare greca. Mentre a Monaco di Baviera, al Babalu, un cliente ubriaco gettò un bicchiere di whisky sulla testa del nostro cantante, il mio scopritore Robby Poitevin. Che ricordi!

Classe 1939 ma con l'entusiasmo di un ventenne. Franco Micalizzi, autore della colonna sonora di "Lo chiamavano Trinità" si racconta a OFF
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Il giovane Micalizzi trovò un ingaggio anche per…
Ti anticipo: Rita Pavone. Era il 1962, mi facevo chiamare Franco Lizzi, uno pseudonimo orrendo! Con Rita girammo l’Italia da nord a sud. Ma casa mia era Roma. Dove qualche anno dopo mi presero, sempre grazie al mio amico Robby, alla Rca. Anni magici! Là dove c’era lo stabilimento della Rca, ora, c’è un magazzino di scarpe…

Da Franco Lizzi… a Micalizzi. Grazie a Bud Spencer e Terence Hill.
Era il 1970. Avevo già fatto qualcosina. Un giorno convinsi il produttore Italo Zingaretti ad affidarmi le musiche di uno strano western. Pochi colpi di pistola, risate, sganassoni e due attori tra cui un ex campione di nuoto, un certo Carlo Pedersoli. “Un produttore ci disse: ‘Si spara poco e si parla troppo: non fa una lira’. Chi era? Non lo dirò mai” (racconta Marco Tullio Barboni anche lui presente all’intervista, n.d.r.).

Musiche di Micalizzi, testo di Lally Stott, voce di Annibale Giannarelli.
E il resto è storia! Da allora sono passati 49 anni, eppure… Basta sentire squillare un cellulare: molti usano Trinità come suoneria. L’ho sentita ieri al supermercato, un signore non riusciva a tirar fuori il telefono dalla tasca. Ancora oggi è la colonna sonora più ascoltata su Spotify. Ma non ditelo a Morricone…

Che è il più bravo. O no? 

Ennio è un musicista eccelso, le sue composizioni hanno fatto epoca. Ma vuole essere il numero uno. Nel 1973, la mia colonna sonora del film “L’ultima neve di primavera” entrò in classifica al terzo posto. Incontrai Morricone negli studi della Rca. “Ciao, Ennio”. Lui, senza darmi il tempo di reagire, mi diede un buffetto sulla guancia e se ne andò. Ma poi mi fece i complimenti!

Negli anni ’70 il suo funk-jazz accompagnò i film polizieschi
Ho lavorato con tanti bravi registi. Il migliore? Umberto Lenzi. La colonna sonora più riuscita? Quella di Napoli violenta. La musica era un misto di funky e tarantella e si adattava perfettamente alla storia. Il poliziesco all’italiana è stato un genere di successo che ha appreso alla perfezione la lezione del neorealismo.

Ma come nasce una colonna sonora?
Ci si confronta sempre con il regista e a volte anche con il produttore. In base alla storia, si butta giù un tema per poi passare alle musiche vere e proprie. Dalla melodia dei titoli di testa si capisce già tutto: se il protagonista sopravviverà o morirà, si sposerà o avrà dei figli… Bisogna avere un’idea. Peccato che di idee, di questi tempi, se ne vedano poche.

Anche a Sanremo?
L’ho seguito con grande interesse. Ha vinto il cantante più bravo, Mahmood, l’unica vera novità del Festival. È il primo anello tra la cultura musicale africana e quella italiana.

E lei? Il 23 dicembre compie 80 anni…
Davvero? Non me ne sono accorto! Anzi, ne approfitto per dire ai produttori che Franco Micalizzi è vivo! Vi serve una bella colonna sonora? Chiamatemi. Negli ultimi anni ho prodotto due album inediti di pulp music, Miele e Veleno. Ho realizzato il progetto de Gli originali, con i rapper della scena romana a cantare sulle basi delle mie storiche colonne sonore. È pronto un terzo album di inediti e uno spettacolo teatrale. Ripeto: sono vivo!