Oggi è il Darwin Day, una celebrazione in onore di Charles Darwin che si tiene in occasione dell’anniversario della sua nascita, il 12 febbraio.
Il darwinismo è il paradigma dominante, ma chi l’ha detto che non lo si possa almeno criticare senza temere di esser tacciati di oscurantismo? Non tutti lo sanno, ma già nel lontano 1980 il genetista Giuseppe Sermonti (che ci ha lasciato poco fa) scrisse un saggio, pubblicato da Rusconi e ora letteralmente introvabile, intitolato Dopo Darwin. Critica all’evoluzionismo. La critica al darwinismo è una teoria fuori moda, ma ha una sua dignità storica. (Emanuele Beluffi)
Il 12 febbraio del 1809, 205 anni fa, nasceva Charles Darwin e anche quest’anno si celebra il Darwin Day, una sorta di Natale dei laici.
La figura di Darwin, “padre dell’Evoluzionismo”, é nota a tutti e fu Margherita Hack a dare la definizione più celebrativa per gli atei in Italia: a Darwin «si deve la concezione secondo la quale la vita si è originata a partire da forme semplici verso quelle più complesse senza ricorrere a Dio per alcuna spiegazione», per cui “Darwin è un corretto simbolo antiteista”.
E noi siamo convinti che la scienziata avesse ragione: Darwin è un testimonial della concezione atea del mondo. La sua teoria, infatti, si basa solamente su presupposti materiali e meccanicistici, ma oggi sembra che il suo sistema basato sullo sviluppo dal più semplice al più complicato non regga alla verifica sperimentale. Ad oggi, comunque, l’idea di Darwin è indispensabile come sostegno alla concezione atea del mondo.
Ma qualcosa sta cambiando: è di questi giorni la divulgazione del documento sottoscritto da oltre mille scienziati di tutto il mondo in cui si spiega come la teoria dell’evoluzione del naturalista inglese non abbia riscontro nella ricerca sperimentale. La dichiarazione specifica recita: “Siamo scettici nei confronti delle affermazioni sulla capacità della mutazione casuale e della selezione naturale di spiegare la complessità della vita. Dovrebbe essere incoraggiato un attento esame delle prove per la teoria darwiniana”.
A rafforzare le tesi degli scienziati di tutto il mondo c’è anche il nuovo libro di Giovanni lo Presti (Darwinismo e genetica. Il diavolo e l’acqua santa, editore Gruppo Albatros Il Filo, 420 pagine), medico primario e insegnante. Un testo in cui si affronta la teoria dell’evoluzione della specie partendo dalla genetica. Il libro, molto ben composto, ha il pregio di essere alla portata di un pubblico non addetto ai lavori affrontando con linguaggio scientifico e questioni complesse.
Il volume si pone domande specifiche: qual è stato il processo che ha portato alla comparsa della prima cellula con capacità di autoriprodursi? Perché le fondamentali acquisizioni della genetica di oggi mettono in crisi le ormai datate intuizioni di Darwin?
Dalla nascita della filosofia a oggi la domanda sulla nostra origine si sviluppa in una complessità irriducibile di interpretazioni, sia di carattere scientifico che filosofico e teologico, ma siamo ancora lontani dal comprendere la reale motivazione del come mai siamo qui. Suggeriamo pertanto la lettura del libro di lo Presti, assieme a quella del testo a favore dell’evoluzione come il noto Il gene egoista. La parte immortale di ogni essere vivente,di Richard Dawkins. Forse un domani avremo, perseverando con la ricerca e il dubbio, la possibile risposta veritiera sul perché siamo su questa terra.