SanteVisioni. Quei solitari affreschi di Bominaco

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SanteVisioni: quei solitari affreschi di Bominaco
ph Beatrice Gigli

Nel comune di Caporciano in provincia dell’Aquila, nella frazione di Bominaco, esiste e resiste nel tempo un complesso monastico benedettino nel solitario “altopiano dei Navelli”: la chiesa di Santa Maria Assunta e l’Oratorio di San Pellegrino.

La primitiva chiesa, dedicata a San Pellegrino, venne ampliata agli inizi del XII secolo prendendo il nome di Santa Maria Assunta.

Poco dopo si iniziò la costruzione dell’oratorio dedicato a San Pellegrino, dal nome della primitiva chiesa, e nel 1263 la sua decorazione.

Le due iscrizioni in latino, una all’esterno e una all’interno, citano come fondatore un “Re Carlo”, probabilmente Carlo il Calvo, e l’abate Teodino come committente della decorazione.

L’oratorio di San Pellegrino è modesto ma le pareti affrescate sono testimonianza viva della pittura medievale abruzzese.

La capacità dell’arte benedettina è stata quella di rendere suggestivo ma soprattutto chiaro e leggibile ciò che veniva rappresentato. Infatti l’ordine benedettino preferiva erigere le sue roccaforti intorno a comunità semplici, incolte e la pittura doveva essere umana e di facile comprensione. Un mezzo per insegnare le Scritture.

E gli va riconosciuto il merito anche di aver fatto convivere gli antichi modelli bizantini con i nuovi stili, come il gotico francese, che si diffuse in Italia proprio grazie all’ordine monastico.

L’oratorio ha solo una navata, non c’è l’abside e la volta è a botte ogivale. Gli affreschi sono eseguiti da vari maestri, forse tre, che dialogano bene tra loro, rispettando i canoni dello stile benedettino.

C’è il ciclo sull’infanzia di Gesù Cristo -gli episodi dell’Annunciazione, della Visitazione, della Natività e della strage degli innocenti-, e sulla sua Passione – gli episodi dell’entrata a Gerusalemme, la lavanda dei piedi, l’Ultima cena, il tradimento di Giuda, l’arresto, il processo, la Deposizione dalla croce, la sepoltura e l’apparizione ad Emmaus.

Il ciclo del Giudizio Universale non è dipinto in controfacciata, come si usava fare, ma è diviso in scene disposte su due pareti: la Pesa delle anime, Pietro che apre le porte del Paradiso, i patriarchi con le anime dei beati in grembo, i dannati torturati dai demoni.

Il ciclo sulla vita di San Pellegrino e altri santi.

Il Ciclo sui mesi dei Calendario, di cui sono leggibili soltanto i primi sei mesi raffigurati tramite i segni zodiacali, le attività dell’uomo e le festività della diocesi della Valva, al quale apparteneva l’oratorio. Gennaio è illustrato con un uomo che beve da un fiasco, Febbraio da un uomo che taglia i rami di un albero, Marzo da un uomo seduto che dorme, Aprile da un uomo che tiene in mano due fiori, Maggio da un uomo a cavallo che tiene in mano un fiore e Giugno da un uomo che coglie la frutta da un albero.

I Santi Cristoforo, Onofrio, Francesco e Martino completano la decorazione pittorica. Ci sono anche un leone e un grifone.

Gli affreschi di San Pellegrino sono “gli ultimi”.

Qualche anno dopo sarebbe arrivato Giotto con la sua prospettiva.

Quella conquista dello spazio che da li in poi rivoluzionerà l’arte italiana ed europea.

Nel 1902 l’oratorio di San Pellegrino è stato dichiarato monumento nazionale.