Quella “Creatura” tra sacro, rito e poesia

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La "Creatura Breve" di Galloni: tra sacro, rito e poesia
www.istockphoto.com
La "Creatura Breve" di Galloni: tra sacro, rito e poesia
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Gabriele Galloni, classe 1995, è certamente uno dei poeti più interessanti del panorama italiano contemporaneo. Autore lucido e disincantato, ha scritto una trilogia poetica che si distingue per il coraggio delle tematiche affrontate, oltre che per maturità stilistica a dispetto della sua età anagrafica. In questa intervista a OFF il poeta racconta in particolare Creatura breve (Edizioni Ensemble, 2018, pp. 46, euro 12 ), l’ultimo tassello della trilogia, pensata e partorita in sei anni di «feroce riscrittura e labor limae» e ci offre in lettura quello che forse potrebbe essere il suo testamento artistico.

Creatura Breve (Ensemble, 2018) è l’ultimo tassello di una trilogia poetica – Slittamenti e In che luce cadranno i titoli delle previe opere – dove il tema della memoria occupa un posto di primo piano. Vorresti raccontarci le tracce protagoniste?

Slittamenti era il confronto con la giovinezza (molte poesie le ho scritte e riscritte tra i diciassette e i vent’anni) e, conseguenzialmente, con il corpo – o con la memoria del corpo. In che luce cadranno è una fantasia barocca: un libro su un’immaginaria società di morti, sulle loro idiosincrasie, i loro costumi e la loro sessualità. Non è un confronto con la morte o con la condizione del morire; piuttosto è un racconto, un affresco. Creatura breve, l’ultimo capitolo della trilogia, è il più difficile da inquadrare. È il mio personale, umile vis-a-vis con il Sacro, con la dimensione ludica del rito e con la ritualità del gioco. Una Summae Theologiae galloniana, se vogliamo essere faceti. So per certo che conclude una mia stagione creativa durata all’incirca sei anni: dal 2012 al 2018. Sei anni di lavoro durissimo, di feroce riscrittura e labor limae. I sei anni in cui ho pensato e partorito la trilogia. Creatura breve è in questo senso una pietra tombale. Cosa ci sia inciso su questa pietra, però, è ancora tutto da vedere.

C’è stato un verso o un intero componimento che ha condizionato la tua scrittura, non solo in riferimento a questo libro, ispirandola?

Paul-Jean Toulet e le sue Controrime tradotte da Gesualdo Bufalino. La poesia di Diego Valeri. Le mie stelle polari in questi anni. Adesso mi condiziona soltanto ciò che ho scritto: mi rileggo spesso e mi riscrivo a distanza di tempo, sfregiando e limando o viceversa ampliando e rielaborando.

La scrittura di questo libro, a tratti disturbante, con disarmante essenzialità e nessuna retorica fa sì che il foglio sanguini per tutto il Male dell’uomo contemporaneo. Ti riconosci in questa analisi stilistica?

Non ho pretese di universalità. Non so cosa sia l’uomo contemporaneo, né mi interessa saperlo. Posso solo scrivere e sperare che, attraverso il particolare, l’eventuale lettore giunga a una maggiore consapevolezza estetica e critica.

Si incontrano talvolta nelle pagine immagini macabre e inquietanti, ma ciò non impedisce al lettore di cogliere appieno quel senso del sacro che riesci a trasmettere con grande compostezza. Quale secondo te il componimento che più è riuscito a fare ciò?

Credo questo; il mio preferito. Una sorta di testamento artistico? Forse.

Il tin-tin-tin-tinnio della moneta

caduta in terra l’attimo a precedere

lo scoppio; il corpo asciutto dell’atleta

fa un balzo indietro. Un altro sparo. Scivola

cosciente ancora il maratoneta

tra gli sconfitti della terra, rantola,

si aggrappa ai concorrenti che lo superano

pensando un contrattempo, un incidente

di piedi in fallo. Sangue poco o niente.

Leggendo il tuo libro, due parole diventano inevitabili al pensiero e cioè poesia e preghiera. Cos’è preghiera, e cosa poesia?

Non ho idea di cosa sia la preghiera, pur avendo pregato spesso in vita mia – pregato per codardia, certo, ma pur sempre pregato. Tempo fa dicevo ai quattro venti di voler giungere al Divino passando per le deiezioni morali, per i rifiuti etici. Scherzavo: giocavo come ho sempre giocato. Ma forse non era uno scherzo, quello; era un tentativo di preghiera. Chissà. Per quanto riguarda la poesia, be’, cerco di fare del mio meglio. Questo so.

Su cosa stai lavorando, puoi darci un’anticipazione?

Al momento sto lavorando a una raccolta di poesie chiamata L’estate del mondo. Totalmente diversa da quel che ho scritto finora. Ci conto moltissimo. Vedremo come andrà.