L’odore marcio, l’odore / periastrale, l’odore che non sai se carta / di giornale o umore del mattino, della sera. / L’odore inaspettato, l’offensivo / odore di reliquia, resto d’eredità nascosta, inaccettata. // L’odore marcio, l’odore periastrale: / quello che non sai mai se è umano, se è / animale.
Questa poesia contenuta nella recente raccolta poetica di Daniele Gigli (Fara Editore, 2019) dal titolo Di odore e di generazione, ci racconta senza sconti quello che per l’autore è il tema portante, qui, del suo dire: l’odore che rievoca ricordi, sensazioni e stati d’animo, il senso che più di tutti ci accompagna lungo le pagine di quest’opera per ricordarci che siamo fatti di carne o ossa sì, ma anche desideri e in quanto esseri desideranti sappiamo coltivare l’amore.
Un amore universale – quello del poeta – pronto ad abbracciare una dimensione più ampia dell’io individuale, che attraversa il tempo, passa di generazione in generazione e trascende la morte nutrendosi di una salvezza altrove “quando il disordine non si distinguerà dal caso/ e senza scopo e gerarchia / ci danzeremo gli uni intorno agli altri / in lenizione – / quando più niente avrà un odore, / una generazione.
In questo Di odore e di generazione, Gigli confessa di non aver generato nessuno, ma certamente ha dato vita a un’opera di versi che attecchiscono con forza laddove il corpo, nello spazio di un presente carico di attese, appare promessa di un’ eterna dimensione dove i sensi dissolvendosi si mostreranno nell’immortalità della poesia.
“Questo corpo stanco, questo corpo / che patisce nei suoi giunti e si avvicina / al giorno ultimo, / che arranca e che atterrisce se prevede – / pochi gli anni scorsi, troppi quelli ancora da aspettare.”
Molto interessante la sezione Nord dove un frammento è dedicato alla memoria di Mauro P., padre di famiglia e giornalista improvvisamente scomparso durante un esame ospedaliero di routineela sezione In anarchia dove si concentra la provocazione del poeta che con profondo sdegno mette l’accento sul male che dilaga in questo mondo all’inseguimento dell’effimero e del denaro che detta regole e ragioni a prescindere da tutto: … follow the money / adesso e sempre, e vedi a chi interessa cosa, / adesso e sempre, / dove ruguma il pastore il bene che non paga, / dove mostra il conto il male, il male che dilaga.
Rilevante in questa raccolta il concetto di ‘distanza’ tra autore e io poetico. Commenta a riguardo il poeta, da noi interpellato:
“da molti anni non mi accadeva di scrivere cose in cui l’io della poesia fosse così sovrapponibile a Daniele Gigli. Forse per questo in certi momenti il dato autobiografico è così scoperto, come se forzandolo ed esasperandolo avessi tentato di recuperare in qualche modo la giusta distanza artistica tra l’autore e il testo.”
La raccolta si chiude con questi versi:
Daniele Gigli è morto.
Morto col suo cognome.
Che cosa resta adesso?
Forse un odore.
Forse resurrezione.