
Ci eravamo tanto amati. Così, con una citazione colta, possiamo commentare la fine della storia d’amore fra Elisa Isoardi e il vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini: sì, perché la notizia di rilevanza internazionale è stata commentata, da Isoardi, con un frammento poetico, una lirica di un poeta-scrittore a nome Gio Evan e alzi la mano chi lo conosceva prima di oggi.
“Non è quello che ci siamo dati a mancarmi, ma quello che avremmo dovuto darci ancora. Gio Evan. Con immenso rispetto dell’amore vero che c’è stato. Grazie Matteo“.
Al di là del messaggio su Instagram, il cui senso è chiaro: ma qual è il senso di quel frammento delle Lettere? Leggo di Gio Evan che è “Un po’ scrittore e un po’ cantante, Gio Evan è un artista poliedrico: uno scrittore che canta e un cantante che scrive: romanzi, ma anche poesie” (AdnKronos). Insomma, un melting pot creativo.
Quanta eco ha suscitato la notizia! Non voglio scandagliare i perché e i percome della fine sella liaison, del resto ancora oggi pure i quotidiani la menano con la foto di loro due dopo l’amplesso, ma voglio suggerire al buon Matteo di attingere anche lui al mondo delle Lettere (altro che ditelo-con-i-fiori: ditelo con le lettere):
Quando ogni cosa è vissuta fino in fondo non c’è morte né rimpianto, e neppure una falsa primavera. Ogni orizzonte vissuto spalanca un orizzonte più grande, più vasto, dal quale non c’è scampo se non vivendo. (Henry Miller)

Sicuramente meno cerebrale della poesia di Gio Evan, ma forse proprio per questo battente immantinente al cuore e alla testa. E sai mai che la rievocazione di uno scrittore-e-basta non sortisca l’incanto letterario-esistenzial-sentimentale.